Pedemontana è un progetto vecchio. Pensato in una stagione politica ed economica diversa da quella attuale. E, soprattutto, non fa del bene alla Brianza, ancora una volta terra di attraversamento e non di sviluppo. Perché, oltre alle devastazioni ambientali che causerà proprio in quelle prime fasce verdi naturali che si incontrano uscendo da Milano, alla Brianza che cosa porta in dote? Altro traffico, di sicuro. E poi?
Il dramma, viabilisticamente parlando, della nostra provincia sono i collegamenti nord-sud, non quelli est-ovest. Il baricentro economico è Milano e il sistema autostradale che lo circonda. Quello che necessita la Brianza è l’ammodernamento dei collegamenti dalla zona del Comasco e del Lecchese.
Pedemontana può rispondere a quello della Milano-Meda; le Olimpiadi invernali del 2026 a quello della statale 36; l’est brianzolo ha bisogno di vedere decongestionate le strade provinciali, pensate un secolo fa, realizzate poco dopo e rimaste pressoché tali, mentre il traffico è andato avanti, in termine di numero e dimensionamento dei mezzi in transito.
Questa è la vera sfida, non l’ennesima autostrada che rischia di fare la fine di Bre.Be.Mi. Nessun sindaco la vuole. E come dargli torto? Sanno che porterà solo problemi. L’ultimo ribaltone al vertice, con le improvvise dimissioni del presidente Roberto Castelli, non depongono a favore dell’opera, che ha visto succedersi dieci presidenti in dieci anni. Un record.