«Mario Riva, mio padre, era un anticonformista, il Belafonte della Brianza che cantava per strada nel suo grammelot di inglese dialettalizzando». Così Matteo Riva, figlio di Mario Riva, storico commerciante del quartiere Sant’Albino di Monza, ha raccontato suo padre, dopo il funerale che si è svolto il 31 dicembre, nella chiesa parrocchiale di Sant’Albino.
«Durante la messa mi giravo spesso a guardare il nutrito cumulo di volti che c’erano per salutarlo e lì ho capito – ha detto al termine della celebrazione – Non c’era alcun bisogno di dire qualcosa per commemorare mio padre, perché la sua storia si leggeva in maniera nitida sui volti di tutti i presenti, giovani e meno giovani. Dietro il sorriso a me rivolto in ognuno di loro c’era un aneddoto divertente o emozionante che traspariva».
Monza, l’idea per ricordare Mario Riva: l’appello del figlio Matteo
Ed ecco allora l’idea e l’appello lanciato da Matteo: una raccolta di tutti gli aneddoti, i ricordi, i pezzi di vita che riguardano papà Mario. «Scrivete a me a mio fratello o mia sorella (Massimiliano e suor Maria Gloria Riva, ndr), scriveteci sul blog (quello della famiglia Riva curato da Paolo Teruzzi, rivasantalbino.blogspot.com), sui social, in privato, mandateci un audio, venite a raccontarcelo, qualsiasi aneddoto, anche il più stupido».
Il progetto di Matteo, che è regista teatrale e direttore artistico dell’associazione Teatro pedonale, è quello di raccogliere quante più testimonianze possibili per trasformare poi tutto il materiale ricevuto in un libro o magari anche in uno spettacolo teatrale. Un pezzo di vita personale che insieme alla storia di Mario «racconti anche una storia di ognuno di voi – ha aggiunto il figlio – fatta da chi ha condiviso con lui un pezzo di strada. E di strada Mario ne ha fatta tanta. Me lo vedo affrontare l’ultimo pezzo e sparire nel tramonto, sulle note di “My rifle, my pony and me” di Dean Martin e Ricky Nelson».