Monza e l’ex caserma San Paolo Ecco com’è diventata all’interno

«Nel suo insieme l’ex caserma è un documento storico artistico di notevole importanza e costituisce uno degli elementi primari del centro di Monza». Lo scriveva la Sovrintendenza nel 2011. Di un edificio con 400 anni di storia. Ecco com’è diventato dentro.
Monza, piazza San Paolo: l’ex caserma
Monza, piazza San Paolo: l’ex caserma Fabrizio Radaelli

«Nel suo insieme l’ex caserma è un documento storico artistico di notevole importanza e costituisce uno degli elementi primari del centro di Monza».

Che tradotto suona così: avercene di pezzi di storia così, nel centro di una città. A scriverlo era la Sovrintendenza ai Beni artistici il primo dicembre del 2011.

Peccato – avrebbe potuto scrivere – che sia stata abbandonata a se stessa. Peccato che perda pezzi, che l’intonaco precipiti, le pareti si stacchino, l’umidità annerisca come un tumore la facciata, anno dopo anno, che una transenna cadente la tenga al riparo dalle persone – messe in pericolo dai suoi piccoli crolli superficiali. Peccato. Ed è solo quello che si vede fuori. Perché dentro è anche peggio, a parte una ripulita data qualche anno fa, i muri si sgretolano, i marmi si staccano, i legno marciscono. Insomma: hai voglia a dire che sono solo problemi superficiali. La verità è che dalla superficie si passa agli strati inferiori, che la malattia dell’ex caserma San Paolo, come dimostrano le foto, progredisce, che la vegetazione si prende quello che trova. E se mai (mai) qualcuno dovesse metterci mano, sarebbe mese dopo mese costi in più da affrontare: come testimoniano le immagini scattate all’interno solo due mesi fa.


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Peccato. La caserma dell’esercito ha chiuso negli anno Ottanta, di fronte c’era un cinema, in mezzo un parcheggio labirintico di auto. All’ingresso i soldati, ma d’altra parte quella era stata la sua destinazione da Napoleone in poi, raccogliendo e trasformando quanto restava di un edificio che era nato come chiesa, figlia di un lascito del 1587 del nobile Simone Casati che voleva la costruzione di un monastero femminile agostiniano.

I lavori iniziano nel 1608, quella è la sua data di nascita: nel 1628 viene consacrato e contiene una chiesa che Anton Francesco Frisi avrebbe definito “maestosa”. Nel 1785 viene trasformato in una “casa regia per ricovero di religiose secolarizzate” e in parte in caserma, ruolo – quest’ultimo – che si estende a tutto il comparto sotto i francesi. Quello che si vede oggi è il frutto delle stratificazioni di altri due secoli di vita, ma la Sovrintendenza parla chiaro: all’interno , per chi sa guardare, è ancora leggibile l’architettura della chiesa del Seicento.