L’umidità si mangia la chiesa della Monaca di Monza

LE FOTO - Mattoni in vista, fluorescenze saline, macchie bianche. L’umidità ha attaccato la chiesa di San Maurizio, dove prese i voti la Monaca di Monza. C’è un progetto di recupero, ma nessuna ipotesi sui tempi.
La chiesa di San Maurizio dove prese i voti la Monaca di Monza
La chiesa di San Maurizio dove prese i voti la Monaca di Monza Rosella Redaelli

I mattoni sono a vista e rompono il decoro degli affreschi alle pareti realizzati da Carlo Innocenzo Carloni. Un putto all’ingresso, ha il sorriso sfregiato dalle fluorescenze saline. L’umidità ha attaccato anche gli affreschi della volta e macchie bianche catturano lo sguardo del visitatore.

Così appare la chiesa di San Maurizio, ex chiesa di Santa Margherita. È stata tra le più visitate lo scorso weekend durante le giornate di Primavera del Fai. Del resto l’occasione era da prendere al volo perché la chiesa in cui prese i voti Marianna De Leyva, la Monaca di Monza, è ormai quasi sempre chiusa al pubblico ad eccezione della messa della domenica mattina presto.


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L’attuale edifico è stato realizzato nel 1738 da Giacomo Quadrio sul perimetro dell’antica chiesa quattrocentesca annessa la convento della Monaca di Monza.

Così l’edificio che appare oggi ai visitatori conserva ben poco dell’antico complesso se non parte dell’abside, la pianta a navata unica e l’ingresso al convento che ora è stato inglobato nel condominio adiacente.

Eppure la suggestione è forte, soprattutto se si pensa che in quel luogo, tra le mura il cui intonaco oggi va in briciole al solo passaggio delle dita , nel 1589, a 14 anni, Marianna De Leyva prese i voti.

Nella parte absidale, al tempo separata dal pubblico da una doppia grata, si ritrovava invece in preghiera e partecipava alle funzioni con le consorelle

Della necessità di un intervento di restauro per San Maurizio si parla da almeno dodici anni. Quel ciclo di affreschi, unico nel suo genere, realizzati da uno dei massimi esponenti del barocchetto lombardo, devono essere salvati e recuperati.

Nel 2004 Ettore Radice, presidente dell’associazione Mnemosyne, creò un Comitato per salvare gli affreschi. In due anni promosse concerti, spettacoli tra quelle mura, animò una lotteria e riuscì a raccogliere quasi 20mila euro.

Poco per un intervento radicale sulla struttura che – secondo le stime di allora – avrebbe richiesto almeno 250mila euro, ma abbastanza per dare il via ad una prima fase di pulitura.

Non se ne fece nulla. «Il Comitato si è sciolto – conferma Radice – i soldi raccolti sono ancora sul conto corrente. Stiamo valutando se destinarli a una chiesa colpita da terremoto nel Mantovano o per il restauro dell’organo della cappella reale».

Del progetto di restauro di San Maurizio si sta invece occupando la Fondazione Gaiani che ha da poco completato il recupero del ciclo degli affreschi degli Zavattari in duomo.

«Negli anni è stata rifatta la copertura del tetto per evitare altri danni- spiega Franco Gaiani, presidente della Fondazione – ora il progetto restauro e consolidamento di San Maurizio è in fase avanzata e il lavoro sarà completato anche da un nuovo impianto illuminotecnico che valorizzerà gli affreschi».

Nessuna ipotesi però sui tempi di apertura del cantiere. «Non facciamo annunci-dicono agli uffici della Fondazione-fino a quando non siamo pronti a partire».

Nel frattempo anche il Fondo per l’ambiente italiano ha adottato la chiesa così legata alla storia di Monza: «Si tratta di un vero gioiello- commenta la presidente Elena Colombo- le giornate di apertura hanno permesso a tanti visitatori di ammirare il ciclo di affreschi e vorrei proporre San Maurizio come luogo del cuore del Fai»