Invasione di takahashia japonica sugli alberi di Monza, la Regione tranquillizza

SI moltiplicano le segnalazioni della presenza della cocciniglia sulle piante, ma la Lombardia getta acqua sul fuoco: è più un problema estetico.
La Takahashia japonica
La Takahashia japonica

C’è e si vede, perché penzola ancora dai rami quasi a ricreare merletti e ricami a forma di anello. Continua l’invasione della takahashia japonica, la cocciniglia giapponese che sta colonizzando un numero sempre maggiore di alberi a Monza, in particolare a Triante, e in tutta la Brianza – ma anche nelle province di Milano, di Como e di Varese. Le prime segnalazioni (per questa primavera) risalgono all’inizio di maggio: da allora si sono moltiplicate e diffuse all’interno di un territorio sempre più vasto con buona risonanza tanto sui profili social dei diversi gruppi cittadini, quanto nelle caselle di posta elettronica del Comune di Monza, ufficio giardini, e di Regione Lombardia, servizio fitosanitario.

Takahashia japonica: l’invasione, i timori, le risposte

E sono proprio gli uffici regionali a fornire online qualche precisazione: l’insetto è presente nel territorio solo da pochi anni (primo avvistamento europeo registrato nel 2017 a Cerro Maggiore, nel milanese), motivo per cui si “sta monitorando il suo comportamento per verificarne ospiti e danni”.

Secondo le prime osservazioni condotte in Lombardia, “verso la fine di aprile e gli inizi di maggio le femmine adulte producono i caratteristici ovisacchi” (gli anelli bianchi-merletti di cui sopra) e pare che proprio in questo periodo sia attesa la schiusa delle uova e la conseguente migrazione dei giovani insetti verso la pagina inferiore delle foglie degli alberi colonizzati – soprattutto gelsi, ma anche aceri, bagolari, carpini e liquidambar: si nutrono della linfa delle piante, causando il disseccamento delle foglie e dei rami più giovani.

Takahashia japonica: “Più un problema estetico”

Regione Lombardia precisa che “allo stato attuale, sembra essere più un problema estetico e mediatico che un reale e grave danno per le piante colpite”: nonostante le (parziali) rassicurazioni ufficiali, la rapidità con cui si sta diffondendo – anche a causa dell’assenza di antagonisti naturali – lungo alcuni filari cittadini, non può non sollevare qualche perplessità tra cittadini, florovivaisti e agronomi.