Sono stati 64.660 i test dell’indagine di sieroprevalenza su Sars-CoV-2 effettuati dal 25 maggio al 15 luglio nel progetto di ministero della Salute e Istat, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana. Un milione e 482mila le persone che hanno incontrato il virus (2,5% dell’intera popolazione da zero anni in su, un dato 6 volte superiore ai contagi registrati durante la pandemia).
I primi risultati dell’indagine, ancora provvisori, sono stati presentati lunedì 3 agosto. Risulta che la Lombardia raggiunga il massimo con il 7,5% di persone che hanno sviluppato anticorpi: 7 volte il valore rilevato nelle regioni a più bassa diffusione.
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“Il caso della Lombardia è unico – si legge nella relazione – da sola questa regione assorbe il 51% delle persone che hanno sviluppato anticorpi. D’altra parte in Lombardia, dove è residente circa un sesto della popolazione italiana,si è concentrato il 49% dei morti per il virus e il 39% dei contagiati ufficialmente intercettati durante la pandemia: in alcune sue province, quali ad esempio Bergamo e Cremona, il tasso di sieroprevalenza raggiunge addirittura punte, rispettivamente,del 24% e 19%”.
E poi: ”I risultati confermano che l’aver avuto contatti con persone affette dal virus aumenta la probabilità che si siano sviluppati anticorpi. In tale circostanza la prevalenza sale, infatti, al 16,4%. In Lombardia si arriva persino al 24%. I valori più alti corrispondono ai casi in cui i contatti hanno riguardato i familiari conviventi.Chi ha avuto contatto con un familiare convivente infettato da SARS-CoV-2 ha sviluppato anticorpi nel 41,7% dei casi; la prevalenza si abbassa al 15,9% se il familiare non risulta convivente, restando tuttavia largamente superiore al valore medio che contraddistingue l’intera popolazione (2,5%). Nelle Regioni del Centro Nord con sieroprevalenza più elevata della media rientrano Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Marche. Un sostanziale incremento della prevalenza si osserva anche quando vi siano stati contatti con colleghi di lavoro affetti dal virus (11,6%), ovvero con pazienti nella stessa condizione (12,1%)”.
Importante la percentuale di asintomatici: il 27,3% delle persone ha sviluppato anticorpi non ha avuto alcun sintomo.
“Un dato elevato che sottolinea quanto sia importante l’identificazione immediata delle persone affette dall’infezione, nonché di tutti gli individui con cui, a loro volta,sono entrate in contatto”.
Coloro che hanno avuto sintomi si divide tra persone con uno o due sintomi (esclusa la perdita dell’olfatto e/odel gusto) che rappresentano il 24,7% e persone con almeno tre sintomi. Queste ultime includono anche coloro che presentano i soli sintomi di perdita di olfatto e/o di gusto, e rappresentano il 41,5% della popolazione che ha sviluppato anticorpi. Tra i sintomi più diffusi nell’ambito dei soggetti con uno o due sintomi si osservano la febbre (27,8%), la tosse (21,6%), il mal di testa (19,2%). I sintomi più diffusi dei soggetti con almeno tre sintomi oppure perdita di gusto o di olfatto sono: febbre (68,3%), perdita di gusto (60,3%), sindrome influenzale (56,6%), perdita di olfatto (54,6%), stanchezza (54,6%), dolori muscolari (48,4%), tosse (48,1%), mal di testa (42,5%).