«Avevo affrontato questa esperienza come un gioco e sono felice per il risultato, che è andato al di là delle più rosee aspettative. Se parteciperò di nuovo? Il prossimo anno sarò in giuria. Il regolamento prevede che non possa concorrere ancora e poi, lo dico con sincerità, è giusto lasciare spazio agli altri». Emiliano Pescarolo, 39 anni, nato a Garbagnate Milanese, cresciuto a Senago fino all’età di 12 anni e residente a Seveso fino al 2006, quando si è trasferito in Liguria, commenta così l’exploit che lo ha visto protagonista sabato scorso, con il trionfo nella settima edizione del campionato mondiale di pesto genovese al mortaio, ospitata dal Palazzo Ducale di Genova, nell’ambito della “Settimana del pesto”.
«E dire che nella vita di tutti i giorni faccio il sommozzatore – scherza – anche se innamorarsi del pesto, stando qui, è quasi scontato. In Liguria pesto e focaccia spadroneggiano, come la michetta in Brianza».
L’attenzione si sposta poi sulla competizione: «In gara eravamo in cento, suddivisi in dieci batterie. Per ciascuna di esse, tre giudici avevano il compito di scegliere il migliore, da far accedere alla finale. I dieci superstiti sono poi stati sottoposti al vaglio di tutti i trenta giudici. Gli ingredienti erano uguali per ciascuno, con la sola concessione della possibilità di portare da casa il mortaio in marmo o il pestello in legno. Il segreto era trovare il miglior equilibrio possibile tra quello che era stato messo a disposizione».
Non è mancato un colpo di scena inaspettato: «Inizialmente è stato annunciato un altro vincitore, al quale per errore era stato associato il mio numero. Scoperto l’inghippo, lui è stato sportivissimo e io ho gioito…».