Il disegno di legge costituzionale con cui il Governo del premier Enrico Letta intende cancellare le province non rispecchia i principi della Carta costituzionale. E riparte quindi la battaglia che vede Monza nell’elenco degli enti che dovrebbero essere soppressi con tanto di inserimento all’interno della contestata città metropolitana di Milano.
Ne sono convinti alcuni esperti che si battono per tutelare gli enti intermedi: «Lo dimostreremo – afferma Luigi Moretti, presidente del comitato Pro Brianza Provincia – l’avvocato Nicola Di Modugno sta preparando uno studio specifico. Se l’esecutivo tirerà dritto per la sua strada rischierà di perdere credibilità come è accaduto a Mario Monti». Il legale, docente all’università del Sannio, è stato tra i firmatari dei ricorso contro l’articolo 23 del Salva Italia accolto a inizio luglio dalla Corte Costituzionale. «Il nostro comitato – afferma Moretti – è diventato un punto di riferimento a livello nazionale: a fine settembre proveremo come un Paese ben organizzato non possa fare a meno di un ente come la provincia».
In autunno dovrebbe essere pronta anche la proposta di riorganizzazione territoriale che il Pirellone invierà a Roma: il governatore Roberto Maroni ha garantito ai presidenti degli enti intermedi che la Lombardia farà pesare la sua forza sulla riforma e giocherà d’anticipo dato che la bozza Letta prevede che le regioni ridisegnino autonomamente il loro assetto territoriale. Nel gruppo di lavoro, formato anche dai rappresentanti dei comuni, siederà il presidente brianzolo Dario Allevi: «È impensabile – commenta – distruggere un sistema che funziona bene. Proprio per questo il Pirellone ha intenzione di trasferire nuove competenze agli enti intermedi e poco importa se in futuro si chiameranno contee, cantoni o aree vaste. La responsabilità di ogni istituzione deriva dall’autorità che discende dal consenso popolare. Ecco perché le province devono continuare ad essere elette dai cittadini: in caso contrario diventerebbero ingestibili».
La difesa degli enti intermedi non implica però l’automatica conservazione dell’attuale mappa: «Si potrebbero rivedere – ipotizza Allevi – alcuni confini o unire territori piccoli. Quel che conta è che il risultato sia a costo zero». Una questione, precisa il presidente, deve essere chiara in partenza: la Brianza non intende entrare nell’area metropolitana.
«L’ho ribadito – aggiunge a questo proposito – al convegno organizzato pochi giorni fa dal Pdl a Palazzo Isimbardi: costi quel che costi noi rimarremo fuori perché non vogliamo farci ricannibalizzare da Milano. E’ il caso che, quando parla di Monza come parte della città metropolitana, il consigliere regionale Giulio Gallera faccia una telefonata ai colleghi del territorio».