Il catcalling è un “comportamento sempre esecrabile, ma alcune distinzioni sono d’obbligo”. Lo dice Elisabetta Aldrovandi, la Garante regionale per la tutela delle vittime di reato, a proposito delle molestie verbali rivolte alle donne per strada o nei luoghi pubblici di cui le cronache stanno parlando dopo una denuncia social di Aurora Ramazzotti. Soprattutto è importante il ruolo educativo dei genitori nei confronti dei figli maschi.
“È un fenomeno sicuramente tanto dilagante quanto fastidioso per chi lo subisce. Ma alcune distinzioni sono d’obbligo: innanzitutto, è necessario distinguere se si parla di una ragazza minorenne o molto giovane o di una donna adulta, perché ovviamente l’elemento anagrafico può incidere sulla percezione delle parole rivolte. E inoltre, va compreso se le molestie consistono in un episodio sporadico, come può essere un fischio o un apprezzamento estemporaneo, o in una serie di condotte ripetute in sequenza ravvicinata che portano la donna a sentirsi in pericolo. Così come fa molta differenza se il catcalling consiste in un complimento, seppure non richiesto, piuttosto che in una frase a sfondo sessuale o sessista volgare e offensiva».
«Queste distinzioni sono fondamentali – prosegue Aldrovandi – per evitare di dare eccessiva importanza a condotte sporadiche e di lievissimo disvalore giuridico, e conferire invece il giusto peso a situazioni più gravi, che inducono la destinataria di queste molestie a sentirsi vittima di un reato. In ogni caso, che l’autore di catcalling si comporti in modo maleducato è certamente un dato di fatto inconfutabile. E in questo caso, l’educazione che i genitori devono impartire ai propri figli maschi, fin da bambini, è fondamentale»