Frode milionaria con i rifiuti: maxi sequestro preventivo anche in Brianza

Anche i "cash dog" per cercare denaro impiegati dalle Fiamme gialle nell'ambito di un sequestro preventivo da 92 milioni
Guardia di finanza
Guardia di finanza Roberto Magnani

Anche la provincia di Monza e Brianza è stata interessata, insieme a quelle di Milano, Ferrara e Napoli a un maxi sequestro preventivo per 92 milioni, denaro considerato profitto di “attività organizzate per il traffico di rifiuti” in odore di camorra. lnteressate sei società di capitali e 11 persone fisiche. Si tratta dell’epilogo di una indagine diretta dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Milano. Il sequestro è stato operato, in esecuzione di un apposito decreto, dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme gialle di Trieste. Impiegati circa 70 militari con il supporto tecnico-operativo del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza e delle unità cinofile del Corpo. Un altro sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, del profitto del reato ambientale, pari a circa 70 milioni di euro, era già stato eseguito a luglio 2024.

Frode milionaria con i rifiuti: le indagini delle Fiamme gialle

Le investigazioni, anche transnazionali, che hanno portato al sequestro sono state avviate a partire dal 2024 nei confronti di una presunta organizzazione criminale che operava sul territorio nazionale “composta anche da soggetti attigui a clan camorristici”, che sarebbe stata dedita al traffico illecito di rifiuti e al successivo riciclaggio dei proventi illeciti. Le Fiamme gialle hanno operato con intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, monitoraggio mediante GPS degli spostamenti dei mezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti ferrosi, installazione di telecamere su strade pubbliche e accertamenti bancari.

Frode milionaria con i rifiuti: pagamenti finiti anche su conti cinesi

Sarebbe emersa in particolare una “vasta frode ambientale e fiscale” servita a garantire l’approvvigionamento a due aziende di smaltimento rifiuti del Nord Italia di materiale di scarto o di provenienza illecita, soprattutto rame e alluminio. Movimentazione e stoccaggio sarebbero state regolarizzate con fatture false “emesse da imprese di comodo” i sui pagamenti sarebbero stati trasferiti su conti correnti esteri, anche cinesi, “attraverso ulteriori flussi di false fatturazioni, per inibirne l’agevole tracciabilità”.

La presunta organizzazione si sarebbe avvalsa di oltre 51 società tra cartiere e filtro italiane che, nel periodo di indagine, avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti nel settore del commercio all’ingrosso di metalli per oltre 320 milioni di euro a favore di imprenditori compiacenti, localizzati nelle province di Milano e Ferrara, ai quali sarebbe stato corrisposto un presunto “illecito profitto” superiore a 160 milioni di euro. Le perquisizioni hanno visto in campo anche due unità cinofile “cash dog” per la ricerca di contanti.

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