«Ecco: lei è la mia piccola Suwar. In questi mesi il legame con lei e con la sua famiglia è diventato così forte che mi è venuto naturale iniziare a considerarla come una nipotina».
Amrita Ceravolo condivide una foto in cui l’abbraccio con la bimba vale più di mille parole: gesti e sguardi sono pieni di quell’amore con cui si sta cercando di guarire le ferite – del corpo e dell’animo – di chi ha vissuto l’orrore della guerra a Gaza. Dalla metà di agosto le attività di FoodForAll, l’associazione di cui Ceravolo è presidente, sono ulteriormente cresciute con la presa in carico di un gruppo di famiglie evacuate dalla Striscia e arrivate in Italia dopo mesi di guerra, perdite e dolore. «Due nuclei hanno trovato rifugio e accoglienza a Monza e sono quelli che seguiamo più da vicino, mentre altri sono stati trasferiti a Milano, in zona Niguarda, per essere più vicini all’ospedale dove sono in cura», precisa.
FoodForAll per due famiglie palestinesi: arrivate in Italia per curare malnutrizione e ferite
Non che le famiglie di stanza a Monza non abbiano bisogno di assistenza sanitaria, anzi: tutte sono arrivate in Italia per curare malnutrizione e gravi ferite. «La prima famiglia ha un bimbo di pochi anni che ha perso un occhio a causa dei bombardamenti e ha già subito sei interventi. Anche il papà è stato operato per rimuovere una scheggia che gli si era conficcata in una gamba. La mamma, incinta, è quasi al termine della gravidanza: mancano ormai pochi giorni al parto e subito dopo dovrà essere operata anche lei, all’occhio, per rimuovere la scheggia che l’aveva colpita».
La seconda famiglia, prosegue Ceravolo, è costituita da mamma, papà e tre bambini: «Quando la più piccola è arrivata in Italia aveva solo quattro mesi ed era gravemente denutrita. La mamma non aveva nulla da mangiare e non riusciva ad allattarla. Poteva darle solo acqua e così faceva».
Gli altri figli cercavano da mangiare tra le macerie, ed è capitato che provassero a placare i morsi della fame buttando giù sabbia e cartone. «Diverse volte sono stati estratti dalle rovine dei palazzi bombardati: la madre mi ha confidato che la paura era così grande, e una via d’uscita così lontana, da aver sperato di morire, che morissero tutti, per smettere di soffrire. Hanno subito traumi così profondi da risultare indescrivibili. Per fortuna appena i diversi nuclei sono arrivati in Italia le istituzioni – i Comuni, la questura, gli ospedali – si sono subito attivate per offrire loro tutto l’aiuto necessario».
FoodForAll per due famiglie palestinesi: il sostengo anche a distanza
Anche FoodForAll ha fatto, e continua a fare, il suo: «Oltre all’assistenza e alla vicinanza quotidiana si può contribuire attraverso bonifico o PayPal per raccogliere risorse con cui acquistare cibo e prodotti per l’igiene personale, abbigliamento e materiale scolastico. Ci piacerebbe riuscire a preparare anche un corredino per il bimbo che verrà presto al mondo» – “Insieme per Gaza: un aiuto concreto” è il nome della raccolta fondi che negli scorsi mesi ha raggiunto circa 2.200 euro in donazioni.
«A novembre abbiamo organizzato un incontro di sensibilizzazione dedicato agli studenti del liceo Dehon: i ragazzi hanno ascoltato le testimonianze con grande attenzione e coinvolgimento». Non è mancato poi un momento di festa in via Bergamo, negli spazi dell’accademia di yoga dove Ceravolo, che da tanti anni insegna la disciplina, ha invitato le famiglie palestinesi, gli allievi dell’accademia e i volontari di FoodForAll.