Il ministro dell’Interno Angelino Alfano: «I profughi? Lavorino gratis per i comuni». Lo ha detto a margine della conferenza Stato-Regioni: «Dobbiamo chiedere ai comuni di far applicare una nostra circolare che permette di far lavorare gratis i migranti che risiedono nei comuni invece di stare lì a non fare nulla, che li facciano lavorare», ha detto il ministro suscitando reazioni anche dure da parte dei partiti («schiavista» secondo Salvini, «una vergogna» per Sel). Eppure in Brianza accade già: qualche monzese li avrà già incrociati, attrezzi da giardiniere in mano, una trentina di giovani profughi ospitati in appartamenti privati sta affiancando i volontari di Monzainbici nell’estirpare erbacce e sterpaglie dalle ciclabili della città. La scorsa settimana hanno ripulito il tratto di via Visconti, mercoledì si sono spostati in via Arosio e la prossima settimana saranno all’opera lungo la pista che costeggia il canale Villoresi. La mattina, inoltre, frequentano corsi di italiano e per imparare a riparare le biciclette.
Le attività, totalmente gratuite, sono regolamentate dal Protocollo firmato tra la Prefettura, Provincia e Comuni con il Consorzio di cooperative che gestisce l’accoglienza dei richiedenti asilo che prevede la possibilità per gli stranieri di svolgere lavori socialmente utili non retribuiti per conto degli enti locali e di partecipare a iniziative di volontariato promosse dalle associazioni. Attività già iniziata a Monza e Lissone e che presto potrebbe diventare operativa in tutti i Comuni che ospitano profughi.
L’esordio
Poche settimane fa i primi due richiedenti asilo ospitati al Centro sociale Botticelli di Lissone che hanno aderito alla proposta del comune di prestare volontariamente la loro opera per lavori di pubblica utilità hanno iniziato a mettersi a disposizione. Un gruppo di richiedenti asilo volontari ha frequentato un incontro formativo di base e lunedì due di loro hanno iniziato la loro attività gratuita, integrati nelle squadre di operai comunali e impegnati soprattutto in lavori di verniciatura e piccola manutenzione del verde pubblico. Il cammino burocratico per arrivare a tale risultato non è stato semplice, ma ha anche aperto la strada ad altre esperienze del genere in Brianza. «L’attività è partita in questi giorni- aveva spiegato allora Anny Mariani, assessore ai servizi sociali- e i volontari si organizzano in turni con le varie squadre. È stato un lavoro lungo quello che abbiamo fatto ma importante. In questi giorni li ho visti dipingere la cancellata di una scuola, si occuperanno poi di attività di manutenzione degli stabili. Questa è un’occasione per permettere la loro integrazione e dargli la possibilità di rendersi utili sul territorio, dopo un piccolo corso di formazione c’è stato l’inserimento graduale nelle squadre». Quasi tutti i comuni dell’ambito di Carate sottoscrivono il protocollo.
Prossimi arrivi
In Brianza, intanto, sono attesi altri migranti: nei prossimi giorni ne arriveranno quattro, poi i gruppi, sempre di piccole dimensioni, si susseguiranno. L’impatto non dovrebbe mettere in crisi il sistema ben oliato nell’ultimo anno: «I due hub di Monza e Limbiate – spiegano in Prefettura – sono sufficienti a organizzare la prima accoglienza anche se non abbiamo mai interrotto la ricerca di una terza struttura».
Tra gli addetti ai lavori, intanto, cresce la convinzione che qualche altra tenda della Protezione Civile potrebbe bastare ad affrontare un’eventuale emergenza: «Lo dimostrano i numeri – afferma Roberto D’Alessio, il presidente del Consorzio Monza Brianza – poco meno della metà di chi arriva rimane sul nostro territorio. Gli altri ripartono dopo una o due notti». Potrebbe essere inutile, quindi, spendere denaro ed energie per allestire un centro fisso.
Dove e da dove
In un anno nella nostra Provincia sono approdati 800 stranieri in fuga dalle guerre e dalla fame ma, secondo i dati aggiornati a lunedì scorso, 4 maggio, solo 392 sono restati: l’ambito di Monza, che comprende anche Brugherio e Villasanta, ne ospita 142; quello di Carate 55, quello di Desio 64, quello di Seregno 22 e quello di Vimercate 109. I richiedenti asilo sono perlopiù uomini molto giovani sopravvissuti a viaggi infernali e a naufragi: tra loro ci sono 97 nigeriani, 69 originari del Mali, 49 del Gambia, 44 senegalesi, 40 pachistani, 30 ivoriani, 29 bengalesi, 27 giovani del Ghana. Ci sono, poi, sparuti gruppi giunti da Afghanistan, Congo, Guinea, Mauritania, Somalia e Togo. Non ci sono siriani né eritrei perché, come in genere i somali, considerano l’Italia un luogo di transito verso il Nord Europa.