Coronavirus, Desio: l’allarme di White Mathilda. Il marito-padrone è sempre in casa, le donne hanno paura: nel periodo dell’emergenza 200 telefonate

«Ricevo una media di 5-6 telefonate al giorno di donne che vogliono parlare, per non sentirsi abbandonate». I numeri che fornisce Luisa Oliva, presidente di White Mathilda, raccontano un vero dramma nel dramma. L’associazione ha un centro antiviolenza a Desio, in via Garibaldi, che al momento è chiuso, ma è reperibile 24 ore su 24 per telefono
Luisa  Oliva dell’associazione White Mathilda
Luisa Oliva dell’associazione White Mathilda

«Ricevo una media di 5-6 telefonate al giorno di donne che vogliono parlare, per non sentirsi abbandonate». I numeri che fornisce Luisa Oliva, presidente di White Mathilda, raccontano un vero dramma nel dramma. L’associazione ha un centro antiviolenza a Desio, in via Garibaldi, che al momento è chiuso, ma è reperibile 24 ore su 24 per telefono: il numero d’emergenza 3664150907 è collegato da più di 10 anni al 1522. E le chiamate, in queste settimane, stanno arrivando numerose dal territorio brianzolo. L’isolamento per contenere il coronavirus costringe alcune donne a convivere con mariti e compagni violenti. Uomini da cui stavano cercando di allontanarsi prima che scoppiasse l’emergenza o con cui, fino a pochi mesi fa, tentavano di avere un minimo di equilibrio. Ora non ce la fanno più.

«Dall’inizio della pandemia ad oggi – racconta Luisa Oliva – abbiamo ricevuto 19 telefonate con richiesta di soccorso dal 1522, due telefonate dal Telefono Rosa, una segnalazione dal pronto soccorso, due dai carabinieri, due richieste di informazioni attraverso il nostro sito, due casi inviati dal Cadom di Monza. Abbiamo dato informazioni a 4 donne a cui abbiamo dato appuntamento una volta che riaprirà il centro, d’accordo con loro. 4 donne sono finite in ospedale in codice rosso. Abbiamo effettuato anche due collocamenti in comunità protette».

A questi terribili numeri si aggiungono quelli delle donne che erano già seguite dalle volontarie dell’associazione. Le psicologhe di White Mathilda stanno effettuando colloqui telefonici e videochiamate Skype di supporto psicologico. Ad oggi ne hanno effettuate 49. Gli avvocati ne hanno fatti 47, sia per la gestione di pratiche già avviate, sia per nuovi contatti.

«Tutti i giorni anch’io ricevo telefonate – dice la presidente dell’associazione – Le donne chiamano non appena i loro uomini escono per andare a fare la spesa. Approfittano dei pochi momenti in cui restano sole. Chiedono aiuto perchè si sentono allo stremo, non ce la fanno più a subire violenze e soprusi. Credo di aver ricevuto , in due mesi di emergenza, circa 200 telefonate». Ci sono poi le donne che non osano. Che hanno paura a raccontare, ora più che mai. «Alcune delle nostre utenti già seguite prima dell’epidemia adesso non rispondono al telefono». Per le situazioni più gravi, l’associazione decide di chiedere il collocamento in comunità protette. Ma ora le pratiche sono molto più rigide.

«Oggi sono poche le comunità che accettano di accogliere persone dall’esterno. Per questo, cerchiamo delle alternative. Per esempio, chiediamo alle donne se non hanno parenti disposti ad ospitarle temporaneamente. La situazione poi si complica quando ci sono di mezzo anche dei minori».