Con “Meda negli occhi”: la città che sorprende nelle foto di Longoni e Montecampi

In sala civica Radio esposta una sessantina di opere di Longoni di Meda e Montecampi di Seregno, entrambi del gruppo fotografico Alberto da Giussano di Giussano

“Meda negli occhi” è il titolo della mostra che il duo Roberto Longoni e Gino Montecampi, fotografi in apparenza amatoriali ma capaci di sorprendere coi loro scatti al pari di professionisti di lungo corso, inaugurata sabato 11 febbraio, in sala civica Radio a Meda. La sessantina di opere di Longoni di Meda e Montecampi di Seregno, entrambi del gruppo fotografico Alberto da Giussano di Giussano, sono state presentate dal critico Carlo Orsi, alla presenza del sindaco Luca Santambrogio e dell’assessore alla cultura, Fabio Mariani.

Meda, il sindaco Santambrogio si è detto ammirato delle foto

L’evento ha avuto come  sottofondo una serie di delicati brani eseguiti al violino da Anna Fornoni. Il sindaco Santambrogio nel suo intervento ha detto: “sono rimasto ammirato dalle tante immagini sulla nostra città vista da angolazioni diverse di due fotografi che hanno colto con il loro obiettivo angoli, che pur conoscendo bene la mia città, ho faticato a riconoscere. Una mostra di cui vado fiero  e sono certo che sorprenderà tutti i medesi. Immagini che resteranno memorabili. Quando con Davide Cereda, responsabile dell’ufficio tecnico prematuramente scomparso alcuni giorni fa, per ragioni di lavori uscivamo per la città, mi ha sempre detto che esistono tanti angoli che andrebbero valorizzati meglio. E aveva ragione passando in rassegna le immagini di Longoni e Montecampi”.

Meda, l’assessore Mariani: “Artisti dalla grande sensibilità”

L’assessore Fabio Mariani ha aggiunto: “i due autori con le loro fotografie  hanno mostrato tutta la loro sensibilità nell’aver scelto angoli e particolari della città sia in visione diurna e che notturna. Li ringrazio per aver offerto a noi queste opere che segnano una pietra miliare per la città che nei prossimi anni potrà cambiare in alcuni aspetti”. Il critico professor Carlo Orsi ha esordito spiegando che “il lavoro dei due autori, non era certo né quello di documentare uno sviluppo storico-urbanistico, né un passivo sguardo “antiquario”, quanto narrare criticità che la città inevitabilmente porta con sé“.