Cesano Maderno: la storia di Francesco Carbone, “salvato” dai suoi cani

VIDEO L’intervista - Lo hanno visto a terra e gli sono stati accanto, leccandogli il viso, finché non si è risvegliato e ha potuto chiedere aiuto. I suoi due cani Fido e Grace sono stati forse decisivi nella vita di Francesco Carbone di Cesano Maderno, vittima di un infarto.
Cesano Maderno, Francesco Carbone con Grace
Cesano Maderno, Francesco Carbone con Grace Cristina Marzorati

Non appena l’hanno visto immobile sdraiato a terra, hanno subito capito che qualcosa non andava. Gli sono stati accanto continuando a leccargli la faccia, sino a quando non si è svegliato. È l’ulteriore prova del legame fortissimo che s’instaura tra i cani e i loro padroni.

Si chiamano Fido, un pastore tedesco di 17 anni con l’udito segnato dal passare degli anni, e Grace, una american staffordshire di 4 anni vivace e “dall’arrampicata” facile. Il 6 dicembre scorso sono stati loro a svegliare Francesco Carbone, 63 anni, residente a San Bernardo di Cesano Maderno e tra i volontari dell’associazione “Campus Major”.
Carbone era svenuto. Lui ricorda solo di aver sentito un sapore amaro salire improvvisamente dalla bocca dello stomaco e poi si è risvegliato, non si sa dopo quando tempo, circondato dai suoi cani e inondato di bava. Quando si è rialzato, Fido e Grace non sono riusciti a trattenere l’entusiasmo, facendogli “le feste”. Dipendente comunale a Cesano Maderno per 36 anni, è andato subito con la moglie all’ospedale Niguarda di Milano.

«Ricovero immediato – racconta oggi – Avevo il cuore che lavorava al 30 per cento. I medici hanno riscontrato che avevo subito un infarto giorni prima, ma non me n’ero proprio accorto».

Carbone, in pensione da 5 anni, è rimasto in ospedale un mese. Gli hanno cambiato la valvola mitralica e oggi vive con tre by-pass. «Ho proseguito poi con la riabilitazione a Seregno. Sono stati fantastici. Mi hanno rimesso in piedi».

Cosa sarebbe accaduto se i suoi cani non l’avessero svegliato a colpi di affettuose leccate? «Non so che dire, nemmeno i dottori hanno capito cosa mi sia successo quel 6 dicembre».