Il 24 gennaio del 1899 è il giorno in cui il consiglio comunale di Monza si è avventurato in uno dei progetti che avrebbero più segnato il suo sviluppo urbano e che ancora adesso sono all’ordine del giorno. Il macello. Anzi, l’ex macello che si prepara a diventare polo scolastico assorbendo la primaria Citterio, la media Bellani e, in futuro, forse anche il biennio del liceo Porta.
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Negli anni scorsi il Comune ha pagato un conto salato per risolvere un contratto di rilancio firmato dall’ultima giunta Mariani negli ultimi giorni di mandato. Ma per ritornare alle origini di tutto bisogna andare all’anno di nascita del Cittadino, il 1899: è sulla Rivista monzese (l’antecedente del Cittadino) del 26 gennaio che si legge la cronaca del consiglio comunale in cui il dado è stato tratto. L’oggetto all’ordine del giorno è “Acquisto di area per la costruzione del pubblico macello ed approvazione della convenzione stipulata con gli eredo Scanzi”, un testo in seconda lettura che finisce con l’approvazione del progetto.
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È d’accordo il consigliere Carera, mentre il consigliere Brambilla Uld. (probabilmente Ulderico) non è d’accordo sul fatto che l’amministrazione comunale compri l’intera area e non soltanto quella necessaria all’intervento. Per Giosuè Brambilla, non conviene: perché, dice, si finirebbe per pagare di più e poi “dopo il cavalcavia quell’area avrà maggiore valore”, dal momento che allora, il passaggio sopra i binari da largo Mazzini, ancora non esisteva. E d’altra parte non è che fosse così certo che sarebbe stato costruito a stretto giro di posta, dal momento che il consigliere Trabattoni “cerca di persuadere i dissidenti, provando con buoni argomenti la quasi sicurezza dell’esecuzione del cavalcavia”. L’acquisto passa con tre astensioni: due motivate dalla poca certezza rigardo lo scavallo dei binari ferroviari, una dal fatto che la convenzione, da quanto si intuisce, il consiglio comunale non l’ha mai vista. Con buona pace della trasparenza.
Sarebbero poi serviti sette anni per l’apertura del macello: l’anno sarebbe stato il 1906, mentre le tettoie liberty sarebbero arrivate dopo il 1911, acquistate dall’Esposizione universale di Torino. Avrebbe servito la città fino al 1984. Oggi, trentacinque anni dopo, ha finalmente una destinazione che ne riscriverà la storia.