Sarebbe stata maltrattata dal marito per 13 anni. La vittima è una donna di Macherio. È stato condannato dal tribunale di Monza alla pena di 2 anni e tre mesi di reclusione e al pagamento di 20mila euro (provvisionale) per maltrattamenti in famiglia il marito, diventato nel frattempo ex, residente ad Arcore.
La sentenza di colpevolezza è stata pronunciata mercoledì mattina dal giudice Francesca Bianchetti che ha lievemente alzato la richiesta di pena avanzata dalla Procura di Monza durante le conclusioni (la Procura aveva chiesto 2 anni di reclusione). Era stato comunque richiesto il minimo della pena per lo specifico reato, per il quale si rischiano pene fino a 6 anni di reclusione.
Dal 2000 al 2013 – L’uomo, nato a Lecco 38 anni fa, ma residente già da alcuni anni in provincia di Monza Brianza, è stato riconosciuto responsabile di una serie di maltrattamenti verso la moglie, dal 2000 al 2013. In questi anni, secondo la Procura di Monza, la convivenza con la ex moglie sarebbe stata estremamente complessa. Sempre secondo la Procura l’ex coniuge avrebbe “percosso la moglie tra il 2000 e il 2013 almeno una ventina di volte, spingendola con forza fino a farla cadere a terra, o a farla sbattere contro muri o porte, tirandola per i capelli, afferrandola per il collo, colpendola con calci nello stomaco, su braccia e gambe. La ingiuriava ripetutamente con frasi oltraggiose, rompeva a mani nude suppellettili e vetri”.
Alcuni episodi sono stati raccontati in aula anche dalla parte civile: «Nel 2010 – ricorda il legale di parte civile – l’imputato aveva sfondato anche i vetri di una finestra».
La difesa – La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Marco Negrini del Foro di Monza, aveva chiesto l’assoluzione. «Dobbiamo fare uno sforzo di lealtà – ha sottolineato l’avvocato – dobbiamo dare il giusto peso a tutto il contorno. Vogliamo dire che il contributo della parte offesa a sostegno della prova è stato insufficiente. Una donna si sveglia la mattina dicendo che per 13 anni è stata maltrattata, senza uno straccio di referto medico e denunce».
Il legale di Monza, che ha manifestato durante la sua requisitoria numerose perplessità, ha fatto riferimento anche ad alcuni episodi, in particolare a quello del vetro spaccato, mettendolo fuori dai presunti fatti di maltrattamento.
«Un’operazione fantasiosa – ha aggiunto – alimentata dall’astio. Servivano dei riscontri che non sono emersi. In assenza di qualunque riferimento temporale il timore è quello di condannare con una pena detentiva. L’episodio del 2010 dello sfondamento della finestra è un episodio autolesionistico. Chiediamo l’assoluzione perché il fatto non sussiste». Il Giudice l’ha pensata diversamente, condannando il marito in primo grado.