Bolletta da 2mila euro e accuse: vimercatese fa ricorso e vince sul colosso dell’elettricità

Enel è stata condannata alla refusione delle spese legali in favore di un cittadino di Vimercate che aveva presentato ricorso contro un'ingiunzione.
Contatori elettrici
Contatori elettrici

Il presunto consumo di energia elettrica calcolato sulla base dell’ultimo quinquennio non può avere valore legale in quanto la stima è stata fatta sulla base di “calcoli e criteri che, come dedotto dalla stessa società opposta, si basano su mere presunzioni di prelievo. Mancano, quindi, i requisiti della liquidità ed esigibilità e, di conseguenza, della certezza del credito”. Risultato? Enel è stata condannata alla refusione delle spese legali in favore di un cittadino di Vimercate che aveva presentato ricorso. A stabilirlo è stato il giudice di pace del Tribunale di Monza.

Bolletta da 2mila euro e accuse: la vicenda risale a due anni fa, cos’è successo

La vicenda risale a due anni fa, quando era stato notificato al cittadino un decreto ingiuntivo in cui si ordinava il pagamento di una maxi bolletta da 2.364,05 euro, oltre agli interessi. Non solo. Il destinatario del decreto veniva anche accusato di avere manomesso i tenoni del contatore elettrico per effettuare prelievi fraudolenti, finalizzati all’alimentazione ad uso domestico. Accuse cui l’uomo ha deciso però di opporsi. Ottenendo alla fine il riconoscimento dei suoi diritti e l’annullamento del pagamento indebito.

«Il mio assistito – spiega oggi il legale Francesco Ruffo, patrocinato il ricorso del vimercatese – è soddisfatto che il giudice di pace, a fronte di una situazione paradossale, abbia fatto giustizia. L’entità dell’asserito credito riversato nella fattura azionata è stata stimata sulla base di una quantificazione calcolata in modo del tutto aleatorio, illogico ed arbitrario, trattandosi di un “consumo stimato sulla base della valorizzazione economica di massima calcolata avendo riferimento al costo medio per un periodo di 5 anni precedenti la data di accertamento. Il calcolo dell’anomalia dei consumi sulla base del quale la parte opposta ha lamentato l’ammanco preteso in decreto – precisa l’avvocato Ruffo – sarebbe stato effettuato sulla base di presunzioni prive di ogni valenza scientifica, logica ed empirica. Infatti, si prende a riferimento, chissà per quale arcano motivo, il periodo di cinque anni antecedente la verifica del 15.11.2021, ovvero dal 21 febbraio 2017 al 15 novembre 2021, senza tener conto che le variazioni di consumi in un così lungo periodo possono essere state determinate da situazioni tra le più disparate, quali l’assenza degli utenti o l’ospitalità data in tale periodo ad altre persone».
«La cosa più sgradevole della vicenda – conclude il legale – è che per tali fatti è stata anche sporta querela. Da qui il conferimento da parte del mio assistito del mandato per invocare la sua innocenza per le ragioni esposte nella sentenza civile del giudice».

Bolletta da 2mila euro e accuse: il dispositivo del giudice di pace

Alla fine dunque, dopo un processo durato due anni, il giudice di pace, con sentenza del 10 agosto scorso, ha accolto l’opposizione, in quanto – si legge nel dispositivo – “il credito nel suo quantum è solo “stimato sulla base di calcoli e criteri che, come dedotto dalla stessa società opposta, si basano su mere presunzioni di prelievo. Mancano, quindi, i requisiti della liquidità ed esigibilità e, di conseguenza, della certezza del credito”, condannando così la predetta società, ossia Enel, alla refusione delle spese legali in favore del consumatore