C’era una volta il lavoratore che mirava senza incertezze al bersaglio grosso: cioè, a una robusta retribuzione, magari con l‘aggiunta di qualche altro beneficio aziendale.
Questo, soprattutto, determinava il trasferimento da un posto a un altro. L’ambiente lavorativo era relativamente importante. I colleghi «avversari» non incutevano soggezione. Anzi, c’era chi in una situazione competitiva si esaltava e rendeva di più. Ora, non più. Ne sapeva qualcosa il ragionier Fantozzi Ugo. Ora, appunto, le persone cercano soprattutto un clima aziendale sereno, colleghi non ostili, la possibilità di lavorare da casa in modalità smart working.
Lavoro: il nuovo sogno è lavorare meno, il sondaggio Adecco
Una tendenza generale evidenziata anche da un sondaggio effettuato recentemente da Adecco, la multinazionale che opera nella selezione del personale. L’indagine mostra appunto come il trattamento economico, ovviamente importante, non sia comunque considerato un fattore da anteporre a tutti gli altri. Il 60% degli intervistati mette in cima alle preferenze personali condizioni lavorative tranquille. Il 14% considera importante la cultura aziendale. Lo smart working si era diffuso per ragioni di forza maggiore a partire dall’inizio del 2020, periodo che segnò l’avvio della fase più dura dell’emergenza sanitaria. Ora l’opportunità di avere questa modalità lavorativa pesa decisamente sulle scelte dei lavoratori. Il 17% delle persone interessate dal sondaggio, a patto di utilizzare la formula dello smart working, sarebbe pure disposta a lavorare in un ambiente professionale un po’ più «complicato».
Lavoro: il nuovo sogno è lavorare meno, «tutto è cambiato con la pandemia»
«Tutto – commenta Franco Goretti, presidente dell’associazione imprenditoriale Confimi Monza e Brianza, titolare delle aziende Assograph di Monza e di Assindustria di Cesano Maderno – è cambiato con la pandemia. Prima il rapporto diretto in azienda era abituale. Poi l’emergenza sanitaria ha dimostrato come si potesse lavorare da casa a stipendio pieno. Alcune importanti compagnie, dopo la pandemia, hanno pensato che si potesse continuare a lavorare in smart working. L’obiettivo era quello di ridurre le spese di gestione delle grosse sedi e i costi per i trasferimenti. Ma la cosa poteva funzionare solo in minima parte. Si era creata la convinzione che lo smart working potesse diventare la normalità. Ma non era così, è durato lo spazio di una mattinata. Il lavoro in coabitazione resta fondamentale: diversi colleghi si occupano dei diversi aspetti della stessa questione».
Lavoro: il nuovo sogno è lavorare meno, capitolo retribuzione
Capitolo retribuzione: ormai la possibilità di effettuare ore di straordinario, una volta elemento di attrattività per chi voleva avere una busta paga più «pesante», non sempre è considerata positivamente. Anzi. In alcune aziende brianzole, al momento dell’assunzione, il datore di lavoro specifica come non ci sia l’obbligo di fare straordinari. Ma c’è pure chi precisa come in azienda non si lavori su turni e il sabato. In pratica, dai giovani lo straordinario viene ormai considerata una scocciatura. «In genere – precisa Goretti – fino ai 35 anni di età vale di più il lavoro “ comodo”. Dopo i 35, acquista maggiore importanza il lavoro ben retribuito. A 40 anni di età le ore di straordinario vengono richieste».
«In ogni caso – aggiunge Goretti – penso che il lavoratore non sia sempre disposto ad anteporre la qualità dell’ambiente lavorativo allo stipendio. Non lo è, se questa decisione influisce in maniera negativa sul suo tenore di vita abituale e lo costringe a fare dei sacrifici».