Sciopero alla logistica del Gigante, “bruciati” 800mila euro di merce

Se i clienti di Usmate e Villasanta hanno trovato poca merce nei super, il motivo è a Bascapè, dove si trova il centro di distribuzione.
L’insegna de “Il Gigante”
L’insegna de “Il Gigante”

Scene incredibili a “Il Gigante” di Usmate dove, a causa di uno sciopero, protrattosi per diversi giorni,  dei dipendenti della cooperativa che provvede al trasporto e al rifornimento delle merci, il centro logistico di Bascapè, i vari banchi erano pressoché vuoti. La situazione ha coinvolto anche “Il Gigante” di Villasanta e Vimercate. La direzione di “Rialto SpA”, la società proprietaria del marchio “Il Gigante”, uno dei principali protagonisti della grande distribuzione in Italia, ha dovuto mandare al macero centinaia di bancali di merce e ricorrere alla cassa integrazione per i dipendenti. Una situazione che ha creato anche momenti di tensione in alcuni punti vendita.

La società gestisce 80 punti vendita a insegna “Il Gigante”, tra quelli a gestione diretta e indiretta, con 5mila dipendenti che servono circa 800mila clienti a settimana, anche con prodotti a marchio “Il Gigante”: il primo punto vendita venne aperto il 21 settembre 1972 a Sesto San Giovanni dal fondatore Giancarlo Panizza.

Sciopero alla logistica del Gigante: le conseguenze del blocco dei camion

Proprio Panizza, consigliere d’amministrazione della “Rialto”, pur nel rispetto dei diritti dei lavoratori  (in questo caso gli scioperanti erano coordinati da una sigla sindacale di base) alla fine deve fare il bilancio di questi blocchi: «In sostanza in un weekend abbiamo perso 800mila euro di merce – ha avuto modo di dichiarare – Così si mettono in ginocchio le aziende. Siamo stati costretti per la prima volta, con una lettera urgente, a far scattare la cassa integrazione per mille dipendenti. Siamo sotto ricatto, lo Stato deve tutelarci. Il nostro unico magazzino è stato bloccato dal 5 settembre a causa della protesta di dieci lavoratori. Questi si sono organizzati per alternarsi davanti ai cancelli impedendo in questo modo ai nostri camion di uscire e rifornire i nostri supermercati. Questo significa non soltanto danni per centinaia di migliaia di euro, con merce da buttare ma anche e cassa di integrazione per i nostri stessi dipendenti. Per dare un’idea siamo stati costretti a buttare 2.000 torte fresche, 150 torte senza glutine, 250mila buste di insalata, 165mila chili di frutta e verdura, 45mila chili di pesce e 30mila chili di carne».

Dopo l’incontro con il prefetto di Pavia e il conseguente intervento delle forze di polizia i manifestanti si sono allontanati e tutti i mezzi di trasporto, già carichi, hanno potuto raggiungere i vari punti vendita ormai privi anche dei prodotti di prima necessità. «Negli ultimi anni per fare fronte a margini sempre più ridotti – ha detto ancora Giorgio Panizza – abbiamo dovuto razionalizzare la logistica e abbiamo riunito la distribuzione in unico hub da 92mila metri quadri a Bascapè in provincia di Pavia (è l’hub che sarebbe dovuto sorgere ad Arcore ma che per l’opposizione del Comune di Villasanta che temeva un aumento del traffico commerciale eccessivo sul proprio territorio, fece dirottare l’attenzione  su Bescapè, in provincia di Pavia, nda). E da qui partono camion multitemperatura che vanno a servire tutti i nostri punti vendita».

Sciopero alla logistica del Gigante: la conversione del contratto

«Negli ultimi anni le agitazioni sindacali si sono fatte sempre più aggressive, in particolare da parte delle sigle autonome che non si siedono al tavolo della contrattazione nazionale. La notte tra giovedì e venerdì scorso alle 4 del mattino ci siamo trovati una decina di lavoratori affiliati a una di queste sigle che hanno bloccato i cancelli non consentendo ai camion di uscire. Il motivo – conclude Panizza – era quello di una mancata conversione in contratto a tempo indeterminato di un contratto a termine scaduto a fine agosto, peraltro non di un nostro dipendente ma di una ditta appaltatrice. Una questione che si dovrebbe dibattere davanti a un giudice del lavoro, non certo in questi termini. Il confronto con i protagonisti della protesta ha portato unicamente a ottenere il via libera all’uscita di un camion ogni 20 minuti. Questo significa fare uscire 60 camion su 300. Ci sentiamo abbandonati».