L’appuntamento è per giovedì 17 luglio, a partire dalle 10, sotto i portici dell’arengario. Qui la Camera penale di Monza insieme al coordinamento distrettuale delle Camere penali della Lombardia occidentale ha organizzato una manifestazione per denunciare il gravissimo stato in cui versano le carceri italiane, a cominciare dalla casa circondariale di Monza. Un’iniziativa a cui partecipano tutte le Camere penali del distretto della Corte d’appello di Milano: Monza, Como e Lecco, Busto Arsizio, Pavia, Sondrio e Varese.
«Questo evento rappresenta una voce unitaria dell’avvocatura penalista per denunciare una realtà che non può più essere ignorata – spiega Marco Negrini, presidente della Camera penale di Monza – parliamo delle inaccettabili condizioni di sovraffollamento, l’assenza di reali percorsi rieducativi e poi il caldo insopportabile che trasforma le celle in forni e l’orrore silenzioso dei suicidi che si moltiplicano dietro le sbarre, lontano dai riflettori».
Carcere, sovraffollamento e condizioni dei detenuti: i numeri portati di recente in consiglio comunale
La direttrice del carcere di via Sanquirico, Cosima Buccoliero, insieme al comandante della Polizia penitenziaria, ospiti del consiglio comunale a metà giugno, hanno raccontato, anche attraverso i numeri la fotografia drammatica dell’istituto monzese. Attualmente sono 733 i detenuti reclusi a Monza, 347 dei quali sono stranieri spesso privi di documenti e senza fissa dimora, il tutto a fronte di una capienza regolamentare di 411 posti. Qualche settimana fa si è sfiorato il record delle 750 presenze. C’è poi, dramma nel dramma, la presenza dei detenuti con diagnosi psichiatrica, circa 250 attualmente, e molti altri con gravi disturbi comportamentali, senza diagnosi ufficiali ma in condizione di grave disagio. Quasi 500 detenuti sono presi in cario dai servizi per problemi legati al consumo di sostanza stupefacenti.
Carcere, sovraffollamento e condizioni dei detenuti: appuntamento aperto ai cittadini e alle istituzioni
«Manca il coraggio politico per adottare misure strutturali ed efficaci, mentre la risposta dello Stato resta confinata a interventi emergenziali, frammentari, spesso tardivi, mai risolutivi – continua Negrini – Nel frattempo, nelle carceri italiane si muore di caldo, di abbandono, di disperazione. Sono oltre 38 i suicidi registrati nelle nostre carceri nei primi mesi del 2025, nell’anno 2024 il tragico bilancio si è “fermato” a 91: un dato che dovrebbe interrogare chiunque creda ancora nella funzione rieducativa della pena prevista dalla nostra Costituzione. Il costante aumento dei suicidi nelle carceri è il tragico epilogo di un sistema che non garantisce più non solo la rieducazione costituzionalmente prevista ma nemmeno i diritti fondamentali della persona».
Alla mobilitazione promossa dai rappresentanti dell’avvocatura del distretto, potranno partecipare anche i cittadini e i rappresentanti delle istituzioni. «Siamo professionisti del diritto, ma prima ancora cittadini e persone che non intendono, non possono restare in silenzio di fronte a una deriva che toccano ogni giorno con mano. Siamo allora al fianco degli ultimi, di chi non ha voce, di chi sconta una pena ma non per questo ha perso, insieme alla libertà, anche la dignità – conclude Negrini – Rivendichiamo con forza la necessità di un intervento legislativo serio, duraturo, efficace, capace di affrontare alla radice il problema del sovraffollamento, introducendo reali misure deflattive e percorsi alternativi alla detenzione».