L’editoriale del direttore Marco Pirola: “Il pontefice che benedice e sa anche graffiare…”

L'editoriale del direttore responsabile del Cittadino, Marco Pirola, sulle edizioni di sabato 10 maggio 2025.
Conclave 2025: Robert Francis Prevost Papa Leone XIV - Media Vaticani
Conclave 2025: Robert Francis Prevost Papa Leone XIV – Media Vaticani

Un leone col rosario tra i denti, ma pronto a ruggire. Leone XIV arriva dal cuore dell’America con l’aria mite e l’agenda piena. Vuole pace, ma senza smettere di marcare il territorio. Un Papa che benedice, ma sa anche graffiare. Con la scelta del nome ha subito lanciato un segnale forte. Quasi un abbraccio tra passato e presente. Un nome che richiama Leone I, il “Magno”, baluardo della fede e della dignità di Roma e Leone XIII, il pontefice che con la Rerum Novarum accese la scintilla dell’impegno sociale della Chiesa. Non una citazione colta, ma una dichiarazione d’intenti: tenere insieme la forza della tradizione e il coraggio del cambiamento. Uomo dalla lunga esperienza pastorale, profondamente segnato dalla spiritualità agostiniana, Papa Leone XIV arriva al soglio pontificio con una storia fatta di silenzio, ascolto, missione. Ha conosciuto i confini dell’umano: le periferie, la solitudine, le ingiustizie. E da lì riparte, con il passo mite, ma deciso di chi sa che il Vangelo non è uno slogan, ma un cammino quotidiano. Nel suo primo saluto da Papa ha emozionato più con i silenzi che con le parole. Ma quelle frasi, scelte con cura, pesavano come pietre dolci: “pace, giustizia, fraternità, ascolto”. Una Chiesa che non alza muri, ma tende mani. Che non urla, ma accompagna. Che non teme la modernità, ma la attraversa con misericordia. Il riferimento implicito alla “Rerum Novarum” non è un omaggio, ma una direzione: tornare a parlare ai lavoratori, agli esclusi, a chi vive il disagio di un mondo che corre troppo in fretta e lascia indietro troppi. Leone XIV sembra voler cucire le ferite con ago e filo del Vangelo e del servizio. Parla poco, ma tocca corde profonde. Sceglie la strada dell’autenticità, dove la fede si misura con la vita vera, dove il nome che porta è un orizzonte da raggiungere, e non solo una memoria da onorare.

L'autore

Marco Pirola fu Arturo. Classe 1962, quando l’Inter vinse il suo ottavo scudetto. Giornalista professionista cresciuto a Il Giornale di Montanelli poi approdato su vari lidi di carta e non. Direttore del settimanale L’Esagono prima e di giornali “pirata” poi. Oggi naviga virtualmente nella “tranquillità” (si fa per dire…) dei mari del sud come direttore responsabile de Il Cittadino.