«Stm investe forte sull’Italia, sui chip la Ue si mostri unita», e ancora: «Sono i numeri a parlare chiaro: negli ultimi nove anni abbiamo investito in modo equilibrato in Italia e in Francia, in entrambi i Paesi. E non perché sia un mio obiettivo personale, ma perché il nostro modello di business lo richiede. ST non è un’azienda “italiana” o “francese”: è un’azienda globale, e io la guido senza alcun pregiudizio legato al mio passaporto». Sono le parole di Jean-Marc Chery, alla guida di St, messe nere su bianco in un’intervista ad Andrea Biondi per il Sole 24 Ore. E sono parole che la Fiom Cgil di Monza e Brianza rimanda al mittente.
“Il tentativo di minimizzare la situazione e screditare le legittime preoccupazioni dei lavoratori è inaccettabile” scrive la Fiom dopo l’intervista e nel pieno delle preoccupazioni per la tenuta occupazionale di Agrate Brianza. “La realtà è ben diversa da quella raccontata dalla dirigenza: ci troviamo di fronte a un’azienda che riceve ingenti fondi pubblici italiani ma che continua ad attuare una politica che mette a serio rischio l’occupazione degli stabilimenti italiani. Lavoratori che sono vittime di scelte sbagliate fatte da parte del management e sulle quali mai si è sentita fare autocritica”.
Secondo il sindacato Chery parla di sviluppo globale ma “il rischio di tagli occupazionali in Italia è concreto” e “ha ammesso che l’azienda potrebbe ridurre il personale“: tra i sospetti, il fatto che le risorse dello Stato non si traducano in garanzie di lavoro per l’Italia ed è per questo la Fiom Brianza ritiene “il silenzio del governo italiano inaccettabile“.
Stm di Agrate, la Cgil: azienda e Governo rispondano
E allora le dieci domande che la Fiom Cgil presenta sia alla multinazionale sia al Governo:
– STMicroelectronics può escludere categoricamente licenziamenti nei prossimi anni?
– Quali stabilimenti italiani rischiano di subire una riduzione di personale?
– Gli investimenti promessi ad Agrate porteranno alla creazione di nuovi posti di lavoro o saranno solo un’operazione di facciata?
– Perché gli aiuti pubblici ricevuti in Italia sono nettamente inferiori rispetto a quelli ricevuti in Francia?
– STMicroelectronics intende investire in ricerca e sviluppo ed in nuove produzioni più innovative ed aggiuntive a quelle in essere?
– Perché l’azienda non si impegna a vincolare i fondi pubblici a un piano chiaro di garanzie occupazionali per i lavoratori italiani?
– Che garanzie concrete esistono per evitare delocalizzazioni future?
– L’azienda prevede di coinvolgere i sindacati nella definizione delle strategie per affrontare questo momento di crisi?
– Qual è il piano industriale dettagliato per il 2025-2027 e come influirà sulle sedi italiane?
– Perché il Governo italiano non interviene in modo deciso per chiedere trasparenza e impegni certi su investimenti e occupazione?
“STMicroelectronics deve rispondere con i fatti, non con dichiarazioni di facciata – conclude il sindacato brianzolo – I lavoratori non possono essere l’elemento sacrificabile nelle scelte strategiche dell’azienda“.