Monza – Il tour estivo conta qualcosa come trentacinque date, ma la tappa monzese sicuramente non la dimenticheranno, almeno per lo scenario. «Non abbiamo mai suonato a Monza – ha detto Pau, voce della band toscana che conta anche su Drigo, Mac e Franky – qualche data nell’hinterland, ma in villa Reale mai». E ha aggiunto: «E’ un tour impegnativo organizzato dopo una prima tranche ospitata nei Palasport tra cui quello di Milano che ha fatto registrare il sold-out».
Periodo positivo dunque, per i Negrita usciti il 31 ototbre del 2008 con il nuovo album “HELLdorado”. Un album internazionale, o multietnico che dir si voglia, in cui vi esprimete in diverse lingue oltre all’italiano.
Come mai questa scelta?
«Avevamo sperimentato qualcosa nell’album precedente – ha spiegato ancora Pau – abbiamo proseguito in Helldorado. Abbiamo fatto centro, ma in realtà non abbiamo fatto altro che recuperare una matrice dei Negrita che avevamo lasciato da parte e che, evidentemente, andava incontro alle esigenze musicali del mercato sempre più internazionali. Di qui la scelta di utilizzare tanti idiomni diversi».
Esistono anche versioni in altre lingue di Helldorado per i mercati discografici esteri?
«Siamo usciti in Argentina con un po’ di spagnolo in più. Per il resto siamo una band italiana che si sta affacciando sul mercato internazionale. Preferiamo andare avanti un passo alla volta».
I Negrita però non sono, pardon, esattamente una band giovanissima.
«E’ vero ma il successo maggiore è arrivato proprio con gli ultimi due album. Siamo una band presente in Italia già da quindici anni e questo lo possiamo vedere osservando il pubblico dei nostri concerti. Ci sono i fans della “prima ora” che si affacciano agli “anta” e ci sono gli adolescenti di sedici anni. Ci piace questa trasversalità generazionale. Ci gratifica e ci rassicura a proseguire nelle scelte fatte».
Band giovane, ma matura…anche “impegnata”? La scorsa primavera avete organizzato un concerto a sostegno delle famiglie dei lavoratori di un’azienda di Prato.
«Era un’azienda a pochi passi da casa nostra, non avvremmo potuto rimanere indifferenti. Una multinazionale stava per far scomparire l’azienda che dava da mangiare a trecento famiglie. Ma il nostro impegno va oltre. Siamo uomini attenti a quello che ci succede intorno, collaboriamo da anni per due Organizzazioni non governative. Abbiamo viaggiato anche con loro. Siamo stati in Brasile e in Africa. Un microfono in mano conferisce una grande forza e se possiamo utilizzarlo anche per aiutare gli altri, lo facciamo volentieri».
Giusy Taglia