Sentieri selvaggi in brianzoloIntervista a Yor Milano

Sentieri selvaggi in brianzoloIntervista a Yor Milano

Monza – «Se ta cati ta copi!», il primo western doppiato in dialetto, approda in Brianza. Accade venerdì 19 a marzo, al cinema-teatro Villoresi, piazza Carrobiolo a Monza. Si tratta della riproduzione, fedelissima all’originale, di Sentieri selvaggi, il capolavoro del 1956 che porta la firma del regista John Ford, protagonista, il mitico John Wayne. L’idea arriva dalla associazione brianzola Menaresta, il gruppo nato per sostenere l’omonima casa editrice, costituito «per dare voce a tutti coloro che credono – recita lo statuto – nel dialetto, forma spontanea e sincera di comunicazione e collaborazione…». Simone Milesi, presidente del gruppo, quando ha saputo del film ha voluto portarlo in Brianza. Istantaneo l’assenso del principale promotore, Yor Milano, attore svizzero.- ticinese, classe 1936, noto presentatore televisivo e radiofonico. E’ stato lui che, con una manciata di attori di Tepsi (Teatro Popolare dela Svizzera Italiana), in occasione del decimo anniversario di fondazione del sodalizio che fa capo a lui, ha deciso di abbracciare l’avventura del doppiaggio.

Come mai Sentieri selvaggi?

«L’idea – risponde il noto interprete di commedie per la tv svizzera italiana – era venuta vedendo il doppiaggio fatto per scherzo da un nostro amico di Lugano di uno spaghetti western con Giuliano Gemma. Il film era mediocre, perciò l’esito fu davvero deludente. Mi sono detto: ci vuole un film bello, ed ho pensato a Sentieri selvaggi. E’ un gran bel western, perchè descrive una storia vera».

E come è andata la ‘prima’?
«Il debutto è avvenuto nell’aprile 2009 a Lugano, ed ebbe un successo strepitoso. Il gestore del cinema disse che a livello di pubblico eguagliava Harry Potter: sala gremita. Stessa cosa è successa a Locarno, Bellinzona, Chiasso e Mendrisio. Poi siamo andati al teatro Vela di Varese, e alla cineteca di Milano: ho visto gente entusiasta, e tra questa anche il grande critico cinematografico Morando Morandini. Ed è  venuta gente che non andava al cinema da anni».

Ed ora l’approdo in Brianza, dove il dialetto è diverso da quello ticinese…
«E’ vero, ma non costituisce un problema: si comprende tutto bene. All’inizio lo spettatore rimane perplesso nel sentire John Wayne che parla dialetto, ma poi avviene l’adattamento cerebrale: appare naturale sentire un cow boy che parla dialetto. Le dirò di più: il dialetto si adatta meglio dell’italiano al doppiaggio. E guardi che ho visto in sala giovani col piercing ed i poop corn, cioè un pubblico che non vediamo alle commedie dialettali».

Lei, nel film,  a chi presta la voce?
«Tutti si aspettano che io faccia John Wayne, e invece no. E’ Gianmario Arringa che gli presta voce. Io ho scelto subito, per affinità, il personaggio di Mosè, lo stupido del paese, che però poi, alla fine, è colui che risolve la storia. Faccio anche un oste messicano e altri personaggi».

Ci sarà anche lei alla ‘prima’ brianzola?
«Sì, farò una breve presentazione; il film dura due ore…

Altri progetti del genere in corso?
«Abbiamo adocchiato ‘A qualcuno piace caldo’. E forse faremo qualcosa coi Legnanesi, dei quali sono grande amico, in particolare di Antonio Provasio».

Antonello Sanvito

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