Trezzo – C’è il Wwf, con i seimila cittadini firmatari della petizione “No al raddoppio”. Ci sono i quindici sindaci che hanno incaricato l’ingegnere Massimo Cerani di curare ulteriori verifiche al progetto presentato in Regione. E poi c’è la Prima srl, proprietaria dell’impianto, che pare aver aggirato anche l’ultimo vincolo posto dal Pirellone. È la battaglia contro l’ampliamento dell’impianto di termovalozzazione e il prossimo atto sarà la nuova convocazione della conferenza dei servizi.
L’associazione trezzese Wwf, oasi “Le Foppe”, inoltrerà nei prossimi giorni le 5901 firme raccolte grazie alla seconda fase della raccolta promossa nei comuni attorno a Trezzo sull’Adda. Verranno trasmesse agli assessorati provinciali e regionali che si occupano di ambiente, territorio e urbanistica. «La petizione – spiega il gruppo ambientalista – è stata riproposta a marzo a sostegno dei sindaci che si oppongono al raddoppio, dopo che dalla conferenza dei servizi è emersa chiaramente la volontà della società di proseguire nell’intento incondizionato del raddoppio dell’impianto».
Intanto a livello amministrativo la nuova iniziativa è quella di affidare a Massimo Cerani, ingegnere esperto in impianti di incenerimento e riciclaggio dei rifiuti, già proposto dal Wwf (oggi soddisfatto della scelta dei sindaci), di analizzare le anomalie dello studio di impatto ambientale dell’impianto attuale e del progetto. L’alternativa c’è, secondo i responsabili dell’oasi “Le Foppe” ed è rappresentata dal “modello Vedelago”: 94% di riciclaggio in 36 comuni della provincia di Treviso. «Altamente salutare – spiega il Wwf – meno onerosa e più etica, che accrescerebbe l’occupazione locale; dev’essere valutata sul territorio in alternativa allo smaltimento via incenerimento».
La proposta di discutere una scelta diversa è stata portata all’attenzione del consiglio provinciale anche dal Partito Democratico, che ha presentato qualche giorno fa un’interrogazione sul tema dell’inceneritore. Intanto dalla Prima, l’azienda appartenente al gruppo Falck che gestisce l’impianto trezzese, non arrivano segnali rassicuranti. Dopo lo stop imposto da Regione Lombardia per alcune irregolarità formali nel progetto presentato l’estate scorsa, i promotori dell’ampliamento sembrano aver superato l’ostacolo rappresentato dalle fasce di rispetto cimiteriali.
La preoccupazione e il no dei sindaci dei comuni attorno a Trezzo si fonda sull’incertezza riguardo alle conseguenze sulla salute, ma anche su problemi di viabilità e impatto paesaggistico.
Letizia Rossi