Estorsioni, spaccio e ricettazioneOperazione Gateway, sei arresti

Sono sei le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip di Monza Anna Magelli, che giovedì mattina i militari guidati dal capitano Cataldo Pantaleo hanno eseguito. Agli estorsori bastava fare un nome, quello di Salvatore Mancuso di Giussano.
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Desio – Bastava fare un nome, quello di Salvatore Mancuso. Mancuso detto “Turi”, esponente dell’omonima famiglia originaria di Limbadi, in Calabria, residente a Giussano, secondo gli investigatori era il perno intorno a cui girava l’attività di estorsione (e non solo) portata alla luce dai carabinieri di Desio. Sono sei le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip di Monza Anna Magelli, che giovedì mattina i militari guidati dal capitano Cataldo Pantaleo hanno eseguito.

I destinatari, oltre a Salvatore Mancuso, sono Antonio Robertone di Muggiò, Massimiliano Rossetti di Gorgonzola, Giuseppe Andolina di Lissone, Antonino Crisafulli di Vignate e Giovanbattista Sorbara di Fano. Sono accusati, a vario titolo, di estorsione aggravata continuata, tentata estorsione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, furto aggravato e ricettazione. L’indagine, avviata nel novembre 2011 e coordinata dal pm Donata Costa, riguarda estorsioni, consumate e tentate, ai danni di privati e liberi professionisti, che erano costretti ad elargire somme di denaro, beni e prestazioni professionali ai propri aguzzini.

L’operazione, denominata “Gateway” riguarda anche un traffico di cocaina tra le province di Milano e Monza Brianza. Nel corso delle indagini infatti i carabinieri hanno sequestrato oltre due chili di droga. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sono almeno tre gli episodi di estorsione accertati. A dare il via all’inchiesta è stato il racconto di una commerciante milanese che aveva acquistato un bar da una società risalente alla moglie di Mancuso, a cui i malviventi chiedevano non solo il pagamento delle cambiali, ma anche delle somme in più.

Le altre due vittime sono due commercialisti, uno di Brugherio e l’altra di Cinisello. “Io sono Mancuso, informati sul mio nome” diceva uno degli arrestati, Robertone, per incutere timore alle vittime ed estorcere così denaro. Altre volte invece diceva “Mi manda Mancuso”. L’esponente del clan calabrese era agli arresti domiciliari. Da una decina di giorni è in carcere per aver evaso gli arresti, a cui era sottoposto per altri procedimenti penali. I carabinieri gli hanno notificato la custodia cautelare questa mattina proprio in carcere.

Nel corso delle indagini i militari hanno anche intercettato un carico di cocaina Altre due persone nei mesi scorsi erano finite in manette, per lo spaccio di droga: erano state fermate mentre uscivano da un appartamento di Lissone, con 50 grammi di cocaina in tasca.