Monza – “Avevo parlato con i ragazzi, erano sconvolti e spaventati”. Sfilano i testimoni al processo Talice, a cominciare dal sindaco Giacinto Mariani. Lunedì, davanti ai giudici del tribunale di Monza, oltre al primo cittadino, che ha riferito appunto di aver raccolto lo sfogo delle due parti offese, si sono presentati anche l’ex vice Attilio Gavazzi e altri ex amministratori pubblici, l’ex assessore al Commercio Marco Formenti e l’ex assessore ai Servizi sociali Maria Teresa Viganò. Tutti sentiti in qualità di persone informate sui fatti in relazione al “sexgate” padano che ha travolto l’ex assessore leghista alla sicurezza della Provincia di Monza Luca Talice, volto noto alla politica seregnese.
L’accusa contestata a Talice è di violenza sessuale e atti osceni in luogo pubblico. Parti offese i due ex consiglieri comunali della Lega, Federica Forcolin e Davide Giannobi, che verranno sentiti alla prossima udienza, fissata il 26 novembre. Assenti in aula i due ex militanti del Movimento Giovani Padani, i quali, assistiti dall’avvocato Attilio Villa, si sono costituiti parte civile. Presente in aula invece l’imputato, difeso dall’avvocato Luigi Peronetti. L’ex assessore del partito del Carroccio è deciso a dimostrare la sua estraneità alle gravi accuse lanciategli dai due giovani. Il processo ruota attorno al presunto stato di prostrazione psicologica in cui i due si sarebbero trovati rispetto a Talice. Quest’ultimo, secondo la tesi del sostituto procuratore Alessandro Pepè, avrebbe in un certo senso estorto prestazioni sessuali, anche estreme, alle due parti offese, minacciando loro che, qualora non avessero acconsentito, avrebbe rivelato particolari della loro vita privata. Dunque in questa circostanza andrebbe individuata, secondo la pubblica accusa, la forza coercitiva esercitata dall’imputato nei confronti del ragazzo e della ragazza. La difesa, dal canto suo, nega con decisione, affermando che si è trattato di rapporti tra persone consenzienti.
L’avvocato Luigi Peronetti, in passato, si è spinto anche oltre, affermando che le accuse al suo assistito sono state strumentali a fini politici, per eliminarlo dalla scena. L’accusa di atti osceni, invece, deriva dal rapporto sessuale che l’ex assessore avrebbe tenuto con la ragazza nella macchina per le foto tessera in comune. Dunque lunedì i giudici hanno ascoltato le deposizioni dei pubblici amministratori. Il processo si celebra rigorosamente a porte chiuse, per la delicatezza della vicenda. Secondo quanto si apprende da palazzo, tuttavia, i testimoni hanno confermato le dichiarazioni già rese in fase di inagini preliminari, quando erano stati convocati in procura dal pm monzese, esperto nella trattazione di reato in materia sessuale. Molto delicata si preannuncia la prossima udienza del 26 novembre, quando saranno le due parti offese a dare la loro versione dei fatti.
Federico Berni