Monza – Ogni giorno si cementificano 100 ettari di suolo. Una crescita proporzionalmente più elevata rispetto alle esigenze della popolazione, ameno sulla carta, visto che dal 1950 ad oggi la popolazione è aumentata del 28% e la cementificazione è cresciuta del 166%. I dati emergono dal rapporto “Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione”, in corso di presentazione a Roma.
Dagli anni ’70 sono andati perduti 5 milioni di ettari di superficie agricole: un’area grande quanto la somma di Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna. Un taglio che ha determinato la maggiore necessità di dipendenza dell’Italia dall’estero e che vede, nel 2011. Monza-Brianza e Napoli tra le province maggiormente colpite dalla cementificazione.
Nel rapporto, redatto dal ministero per le Politiche agricole in collaborazione con Istat, Inea e Ispra, emerge che negli ultimi 40 anni a subire la cementificazione maggiore sono stae le aree dedicate alle colture permanenti, ai seminativi e ai prati permanenti. L’Italia, si legge ancora nel rapporto, è il terzo paese dell’Ue per deficit di suolo agricolo e il quinto su scala mondiale. In numeri significa che per coprire i consumi della popolazione attuale, nel nostro Paese sarebbero necessari 61 milioni di ettari contro i 12 milioni di superficie agricola attuale.
Nonostante la causa principale di perdita di Sau resti comunque l’abbandono delle arre agricole – si legge nel rapporto – l’impermeabilizzazione dei suoli è il fattore che incide maggiormente sull’approvvigionamento alimentare. Tra i casi citati in fase di presentazione del rapporto anche le costruzioni di Acilia, sull’Isola di Ischia e di Pizzo Sella a Palermo.