Misinto, bloccata la fabbrica di materassi: «Non ci pagano lo stipendio da mesi»

Sciopero ad oltranza per i 53 dipendenti della Eco-Tql di Misinto, azienda di produzione materassi e guanciali in lattice. L’agitazione è cominciata mercoledì 27 luglio, con un presidio fisso davanti ai cancelli della fabbrica.
La protesta dei dipendenti dell’azienda di Misinto
La protesta dei dipendenti dell’azienda di Misinto

Sciopero ad oltranza per i 53 dipendenti della Eco-Tql di Misinto, azienda di produzione materassi e guanciali in lattice. L’agitazione è cominciata mercoledì 27 luglio, con un presidio fisso davanti ai cancelli della fabbrica; i lavoratori rivendicano tre mensilità arretrate, stipendi che l’azienda promette di saldare da mesi ma per i quali ancora non è stato fatto nulla.

«Al momento i dipendenti della vecchia Ecolatex», spiega Eugenio Busellato dell’Associazione Lavoratori Cobas Cub, sezione di Gallarate, «hanno percepito come ultima retribuzione quella di aprile. Li abbiamo incontrati e subito ci è parso necessario interrompere la produzione per dare un segnale forte e chiaro all’amministrazione: vogliamo risposte e le vogliamo subito». L’azienda, per il 50% di proprietà coreana, da mesi non fornisce rassicurazioni certe di retribuzioni e stabilità del posto di lavoro.

La parte di proprietà italiana starebbe infatti cercando di vendere ai soci anche le quote rimanenti, ma ad oggi i lavoratori non hanno ricevuto alcuna informazione riguardo alla cessione, se non la presenza pratica dei tecnici coreani nei reparti, inviati probabilmente per stimare la capacità produttiva e la redditività dello stabilimento. In un incontro tenutosi con l’azienda mercoledì mattina, i delegati sindacali di Allca Cub non hanno ricevuto garanzie sufficienti pertanto è stato dichiarato lo sciopero ad oltranza con blocco della produzione.

«Non è un’azienda vecchia, anzi, ci sono molte famiglie che dipendono da questa fabbrica. Ci sono affitti da pagare e famiglie da mantenere; di certo non è possibile farlo con le parole. L’ultimo stipendio che è arrivato è quello di aprile ed è arrivato da pochi giorni. Eppure la fabbrica fa prodotti di eccellenza, utilizzando un materiale di prima fascia come il lattice naturale. Siamo anche venuti a conoscenza di una commessa da 600mila euro mensili. Tutto questo ci fa presupporre che manchi la volontà non la liquidità. La domanda è spontanea: perché di fronte a questi volumi non viene presentato un piano di rientro da parte dell’azienda? Rientreremo in attività solo su garanzia di recupero degli arretrati».

I dipendenti terranno bloccata la produzione fino a quando non saranno date risposte da parte dell’amministrazione. Il timore è che la parte italiana non voglia saldare gli stipendi sino al momento dell’effettiva cessione di tutta l’azienda agli investitori coreani.