Mi ritorni in mente: il naufragio del sogno che voleva il Monza in serie A

Il progetto triennale che sbatte sul “Tenni” di Treviso, con Giovanni Battista Pastori, Massimo Brigatti e Ettore Tagliabue che gettano la spugna. Il nuovo che avanza si chiama Sada
Mi ritorni in mente
Mi ritorni in mente

Giovanni Battista Pastori, Massimo Brigatti e Ettore Tagliabue gettano la spugna dopo la tribolatissima stagione 1954-55. Per due anni hanno tentato invano di emulare le sensazionali prodezze di Peppino Borghi, ma i risultati sul campo sono stati inversamente proporzionali ai denari investiti, che sono tanti. Il tradimento di Frossi, accasato al Torino a dicembre del ’53, e gli incassi meno che sufficienti a coprire le spese vive della gestione ordinaria, disamorano presto Pastori. Il gioco non vale la candela: naufragata sul nascere la promessa di portare il Monza in serie A in tre anni, il presidente tira i remi in barca e affetta fastidio per la società biancorossa. Il punto di non ritorno domenica 13 marzo ’55: al “Tenni” di Treviso, il Monza pareggia per 2 a 2 (doppietta di Calegari) lo scontro salvezza con i biancazzurri allenati da Giacinto Ellena. Quario sbuffa, benedice la vena realizzativa dello stoccatore ex Pro Sesto e impreca in silenzio: nessuno della dirigenza brianzola ha fatto la briga di percorrere i 300 chilometri per seguire la squadra in trasferta. Tecnico e giocatori sgomentano e reagiscono in ragione del proprio tornaconto personale, spesso lontanissimo dalle astruse logiche societarie.


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“Se non andiamo errati, il Consiglio Direttivo dell’A.C. Monza è formato da diciotto elementi: normalmente qualche dirigente segue la squadra, ma sono sempre quei pochi che vediamo; e gli altri? – s’indigna Walter Maffei, cronista sportivo del “Corriere di Monza” – A Treviso, nessun dirigente era con gli atleti, ed i giocatori avevano tanto bisogno di una parola amichevole, di un sincero incoraggiamento: tra essi, uno non era in perfette condizioni di salute e pur tuttavia avrebbe giocato, un altro era al suo debutto, un terzo infine rientrava dopo una lunga inattività. Non vogliamo pensare segnatamente a Tizio ed a Caio, ma possibile che tutti, proprio tutti, avessero improrogabili impegni? O non è forse più probabile che l’alternarsi di scadenti esibizioni abbia in molti raffreddato la passione e che anche per Treviso si desse per certo l’insuccesso? Siamo i primi ad esigere dagli atleti il rispetto per i propri doveri e ad invocare per essi il bastone quando dimostrano quella deprecabile abulia ma ci sembra che quando la compagine profonde il massimo di energie e volontà sia pur meritevole anche di qualche carota. La preparazione dei dirigenti deve essere maggiormente dimostrata nei momenti difficili: quando tutto va bene la loro opera è meno necessaria. Spesso si parla di crisi dirigenziale in campo nazionale, ma questa crisi non pareva vare rispondenza a Monza: chi di dovere faccia in modo che la nostra città sia salva da questa malattia che ha purtroppo già colpito altri sport. Chi di dovere può salvare la nostra città; noi ci auguriamo di aver usato un termine troppo severo. L’episodio di Treviso deve restare unico”.

L’allarme resta inascoltato. Quario s’addanna invano a motivare una squadra costruita male e gestita peggio. Il Monza preteso “grande protagonista” racimola – in 13 partite – tre vittorie, quattro pareggi e quattro sconfitte: altro che sogni di gloria, come pretesto dalla proprietà. Il successo a Taranto all’ultima giornata (3-2, gol di Caligari, Lusardi e Macor) significa un altro anno in categoria, ma che sofferenza. Fino il campionato, la crisi latente scoppia con fragore inaudito. La troika presidenziale rassegna in blocco le dimissioni dal Calcio Monza. I dabben aristocratici del milione ostentano fastidio e imbarazzo per la faccenda: molto meglio tacitare la coscienza annegando la richiesta d’aiuto con il posto barca assicurato a Portofino. Nessuno vuole sganciare un centesimo per salvare la squadra biancorossa. Il sindaco Carlo Zucca, alle prese con assillanti necessità – impazza la ricostruzione, in città – non ha tempo di spendere più di qualche parola d’incoraggiamento per la risoluzione del dramma sportivo, ma – in privato – cerca di trovare una soluzione condivisa che soddisfi l’amor proprio tradito degli appassionati del biancorosso. La spasmodica ricerca non approda a nulla.

Il “Corriere di Monza”- more solito – spara ad alzo zero contro l’impasse delle trattative: “Molti ci chiedono il motivo per il quale attualmente non dedichiamo spazio alla morbosa curiosità dei lettori sulle vicende dell’A.C. Monza, e ci accusano perciò di trascuratezza verso il più popolare degli sport – commenta acido il settimanale – Intendiamo perciò rendere note le ragioni che ci inducono al silenzio, oltremodo dignitoso, e che possono essere sintetizzate assai in breve. Abbiamo avuto prova che i dirigenti del club biancorosso non hanno apprezzato la nostra opera durante il campionato e forse hanno scoperto in noi la causa delle sfortune monzesi: non fummo quindi invitati alle esequie del campionato scorso. Sulla crisi che è culminata con le dimissioni del trio presidenziale, avremmo sempre voluto esprimerci con notizie esatte per non prestarci alle speculazioni di una parte o dell’altra, entrambe più o meno interessate, ma mancandoci la voce inconfutabile dei responsabili abbiamo preferito non correre dietro alle solite voci raccolte nei pubblici esercizi. Le critiche che da parte nostra potremmo eventualmente portare non avrebbero nulla di costruttivo in questo delicato momento, ma sortirebbero l’unico effetto di colpire chi è già stato colpito. Ci affidiamo quindi unicamente al buon senso di chi ancora ne può possedere perché non venga meno all’aspettativa di un pubblico che ha sempre generosamente pagato la propria… eccessiva esigenza. Se poi i lettori potranno sapere che il prossimo campionato sarà disputato dagli atleti monzesi sotto l’egida della carne in scatola, della benzina o del formaggino, con un po’ di ritardo, non pare che ciò potrà essere di danno eccessivo”.

In realtà, la questione resta intrigata assai. Muro contro muro, si fronteggiano alcuni dirigenti della presidenza Borghi contro il nuovo che avanza: la Simmenthal della famiglia Sada. Qualche benpensante – Gianni Alberti, sul solito Corriere di Monza – paventa sconquassi esiziali: “E allora – mi si chiederà – qual è la soluzione possibile, l’unica possibile, l’unica che salvi il vero orgoglio della città e non le smodate pretese di una massa di tifosi? Risponderò: lasciate che i ricchi, derisi e svillaneggiati, se ne tornino giustamente offesi a casa propria. Licenziate e svendete tutti i giocatori, fate una squadra di Monzesi. Ad ogni costo. Anche a rischio di finire in seconda divisione. Allora, solo allora, potranno trovar quiete nella tomba i vecchi giocatori del vecchio Monza e l’orgoglio della città sarà in buone mani”. I tifosi non gradiscono e mugugnano parecchio: giocare sulla Curt è un ricordo troppo recente per essere paventato di nuovo.

Alfonso Sada – detto vezzosamente Gino – ha creato dal nulla un impero commerciale sfruttando al meglio spregiudicatezza e bernoccolo per gli affari. Lo stabilimento di via Borgazzi sforna milioni di carne in scatola che raggiungono tutta l’Europa. La Simmenthal significa organizzazione, tecnologia e innovazione. Il patriarca è il mattatore assoluto nella partita che consegna il Calcio Monza, per nove anni, alla lungimiranza (e poi ai capricci) della famiglia Sada. La fusione tra il sodalizio biancorosso e il Gs Simmenthal Calcio, che milita in Prima categoria, è il capolavoro assoluto di Alfonso. In seconda fila – dopo di lui, il grande vecchio – Edoardo Bertacchi e Ambrogio Ferrazzi. Bertacchi è il factotum del Calcio Como. “Un giorno rispondendo ad una chiamata telefonica sentii la voce, concisa e sicura, di un certo signor Gino Alfonso Sada che, esplicitamente, con un laconico “Devo parlare”, mi fissò un appuntamento nella hall dell’Hotel Metropol e Suisse di Como. Andai a quell’incontro”. I due si piacciono da subito. Lavorare sodo senza mai piangersi addosso: Alfonso e Edoardo sono fratelli di latte, nonostante la differenza d’età. Assunto come segretario personale, Bertacchi rivela subito talento e stoffa da vendere. Con un’accorta politica di riavvicinamento, il Cavaliere corregge e smussa rancori e risentimenti tra la nuova proprietà e i dirigenti delle passate proprietà (Borghi e Pastori). Un capolavoro di diplomazia che spalanca le porte alla firma finale che sancirà la nascita del Gs Simmenthal – Monza.

Rappresentante della vecchia presidenza, Ferrazzi – di suo – ricuce e rilancia i rapporti tra i consiglieri dimissionari e il ciclone Sada. Una certosina opera di persuasione che vale, al futuro consigliere comunale del Partito liberale, la riconoscenza di tutta Monza pallonara. Tutto risolto? Niente per sogno. “Risaliamo alle dimissioni della “grande” Presidenza che hanno posto l’A.C. Monza in crisi – commenta a maggio ’55 il Corriere di Monza – La prima soluzione avrebbe contemplato l’assunzione della Presidenza da parte del Comm. Brigatti e tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi: purtroppo le non perfette condizioni di salute dell’industriale monzese lo hanno fatto recedere dal suo intento e la risoluzione della crisi andò in fumo. Si addiviene pertanto all’abbinamento Simmenthal, del quale tutti sono ormai edotti, che porta alle casse sociali il contributo di trenta milioni e, la presidenza, praticamente onoraria, all’industriale Sada: la ditta in ogni caso non ha ingerenze tecniche sulla squadra ed il contratto ha un campionato di validità, alla fine del quale la situazione verrà nuovamente considerata e valutata. I tre “grandi” sono quindi dimissionari pur facendo fronte al grave passivo di gestione (circa un’ottantina di milioni) e non s’interesseranno quindi più delle cose calcistiche cittadine. Ed allora chi dirigerà il Monza?

Viene formato un comitato di reggenza di cui fanno parte molti consiglieri della passata direzione, nonché altri elementi del vecchio consiglio di tre anni fa con Borghi in testa. Di che cosa dispongono questi appassionati audaci che a pochi giorni della chiusura delle liste prendono decisamente il timone della barca biancorossa? A quanto sembra, essi possono unicamente contare sulla loro buona volontà, poiché i trenta milioni della Simmenthal verrebbero congelati (proprio come la carne) a parziale garanzia dell’immancabile passivo di fine gestione mentre il patrimonio atletico dei pochi giocatori rimasti resta di proprietà, “de iure” forse più che “de facto” della dimissionario presidente che in certo qual modo vuole cautelarsi del pesante passivo che deve ora colmare e pone quindi pesanti briglie ad una attività dalla quale aveva in un primo tempo deciso di estraniarsi, revocando quindi quella fiducia accordata alla stesso consiglio di reggenza, forse preoccupata della promessa di dover rispondere a fine anno dell’eccedenza passiva superante gli accantonati trenta milioni. Il raggio d’azione dei “reggenti” veniva poi ulteriormente limitato dall’imposizione di una persona di fiducia dei “tre grandi” che ne controllasse l’attività per cui i volonterosi che, senza denaro, senza squadra e senza allenatore si apprestano a cercare di salvare il salvabile ripetendo le parole di Fedro: “Regnare nolo, liber ut non sim mihi” – che liberamente tradotte suonano così: “non voglio regnare se dovrò con ciò perdere la libertà” e si ebbero le dimissioni in massa.

Tutto da rifare: punto a capo e ricominciare. Attualmente pertanto la crisi ha raggiunto un punto tale di gravità che la soluzione più probabile ci sembra, sempreché le nostre notizie siano esatte, la nomina di un commissario straordinario che, spalleggiato dalla “grande” presidenza prenda il timone della navicella biancorossa, affiancato, logicamente, da un “fiduciario” del trio Pastori, Brigatti, Tagliabue. Se siamo stati ben informati il Rag. Ciceri, sistemati i suoi compiti in Lega, potrebbe essere il “Commissario” mentre “fiduciario” resterebbe il Dott. Ferrazzi: il campionato verrebbe così disputato con criteri di rigida economia all’insegna della carne in scatola e tra i nomi di allenatori possibili gode più probabilità quello di Ceresoli”.

Alfonso Sada affetta di non leggere i giornali e tira dritto per la sua strada. Reduce dall’esperienza non esaltante di Cuneo, Pietro Rava s’inquieta parecchio quando il vecchio Sada telefona per offrire a lui, campione mondiale e olimpico, la panchina del Simmenthal Monza. Rava accetta la proposta senza quasi fiatare. Sistemata la panchina, Sada lavora alacremente con Bertacchi e Ferrazzi per limare le distanze e appianare gli ostacoli. L’Ac Simmenthal Monza ha, come presidente effettivo, Claudio Sada che delegherà i poteri presidenziali, per quanto riguarda la campagna acquisti e la gestione ordinaria del sodalizio, alla Commissione di Reggenza (dott. Bosisio, dott. Ferrazzi, sig. Giovenzana e rag. Tarenghi), proprietari, a norma di statuto, del capitale giocatori. La commissione di reggenza sarà responsabile dell’eventuale deficit di gestione eccedente i trenta milioni dell’apporto Simmenthal, mentre il deficit della società ammontante a 80 milioni sarà integralmente coperto dalla presidenza dimissionaria. Oltre all’apporto di gestione, il Gs Simmenthal contribuirà anche alla campagna acquisti congiuntamente alla presidenza uscente.

Il nuovo organigramma è un capolavoro di equilibrismo e lucida ragion di stato: presidente onorario: Gino Alfonso Sada; presidente: dott. Claudio Sada; consiglio di reggenza: dott. Ferrazzi, dott. Bosisio, sig. Giovenzana, rag. Tornaghi. Consiglieri: sig. Luigi Pagnoni, rag. Citterio, rag. Ciceri, sig. Pontiggia, sig. Montrasio, sig. Gariboldi, sig. Balconi. “L’A.C. Simmenthal – Monza agli sportivi”, titola il messaggio a pagamento sulle colonne del Cittadino a metà giugno. “Sportivi monzesi, l’ultima innovazione sociale, che la recente Assemblea Straordinaria ha unanimemente approvato, è stata effettuata nel supremo intento del bene e del divenire del nostro anziano Sodalizio, e nelle file di esso sono entrate nuove forze giovanili e dinamiche. L’abbinamento Simmenthal – Monza è anzi dichiarata prova di rinnovare forza, quella che nei momenti cruciali si esprime dal seno generoso di Monza Sportiva, sempre vigile ed orgogliosa delle proprie gloriose tradizioni calcistiche. Il “Monza” continua! Sportivi, non c’è sana vita sociale là dove ove non esiste una fiorente Famiglia di Soci: chiedete la tessera bianco-rossa, iscrivetevi numerosi nelle schiere dei Soci, portate alla Società del vostro cuore la vostra tangibile adesione, prova reale e fulgida del vostro intramontabile spirito sportivo. Nel campo dello sport è vero titolo di onore per la nostra Città accingersi ad affrontare per la quinta annata consecutiva le belle e dure battaglie del Campionato Nazionale di B. serriamo le nostre file attorno agli amati colori bianco-rossi, formiamo quella compatta falange che sia di conforto alle fatiche, alle responsabilità ed ai sacrifici che i Dirigenti si sono ancora una volta assunti e garantiamo con la nostra magnifica massa sociale la base granitica sulla quale Monza calcistica possa sempre contare”.

La chiusa finale è un atto di fede a prescindere: “A nessuno può sfuggire l’importanza di questa innovazione. Alla base di ogni buona società sta un forte nucleo di soci. Solo offrendo un tangibile segno della propria solidarietà si avrà il diritto di osannare e criticare. La Simmenthal-Monza alla soglia di un altro gravoso campionato confida in chi si sente vero sportivo è vero amico dei colori biancorossi. Le condizioni sociali sono le seguenti: Socio effettivo: L. 2000 annue; Socio benemerito: L. 10mila. Le adesioni dei nuovi soci potranno essere effettuate presso gli amici consiglieri della Società, oppure direttamente alla Sede Sociale in via Manzoni 10. Oltre la tessera, la Società rilascerà il distintivo sociale e durante lo svolgimento del campionato la Società si riserva di sorteggiare, oltre agli abituali premi dono tra i presenti paganti e gli abbonati, anche dei doni pregiati esclusivamente riservati ai soci e ciò per tutte le partite sul campo. Alla categoria “Soci benemeriti” la Società riserva anche il contrassegno per il posteggio gratuito della propria auto nel recinto riservato danti alle biglietterie”.