#Morosininpista: Charles Leclerc, a Monza è nata una stella

La vittoria di Charles Leclerc su Ferrari analizzata da Nestore Morosini. Entusiamo per la vittoria, ma soprattutto per come pilota e il team Ferrari l’hanno costruita.
f1, Gp d’Italia 2019: la vittoria di Charles Leclerc a Monza
f1, Gp d’Italia 2019: la vittoria di Charles Leclerc a Monza Fabrizio Radaelli

Ero a Monza, nel settembre 1966, quando Ludovico Scarfiotti vinse il GP d’Italia, stabilendo uno straordinario record, diciamo così, all’incontrario: quello di essere stato l’ultimo pilota italiano a conquistare la più affascinante corsa del mondiale. Ed ero a Monza nel 1970, quando Clay Regazzoni, al suo quinto gran premio con la Ferrari, batté Jackie Stewart e Jean Pierre Beltoise e provocò la prima grande invasione di pista da parte dei tifosi della Rossa. Niente però al confronto di quel che è accaduto oggi, per la vittoria di Charles Leclerc che riporta la coppa del GP d’Italia a Maranello dopo otto stagioni, quando nel 2010 vinse Fernando Alonso. La pista invasa da una marea rossa, dall’uscita della Parabolica alla prima variante per festeggiare un giovane pilota la cui vittoria mi ha entusiasmato e, lo ammetto, emozionato come non mi accadeva da tempo. Ma non solo per la vittoria, ma piuttosto per come Charles Leclerc e il team Ferrari l’hanno costruita.


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Il team con una strategia diversa dalla Mercedes: gomme soft (colore rosso) in partenza e poi dure (colore bianco) dopo una ventina di giri contro le soft e le medie (gialle) delle monoposto di Hamilton e Bottas. La Mercedes ha fatto la solita finta, quella di portare i meccanici all’attesa di un pilota per cambio gomme per poi rientrare al box: mi è sembrato di udire una risatina arrivare dai ragazzi in rosso e una voce dire “la solita, vecchia mossa per fregarci. Ma con chi credono di avere a che fare?”.

Il pilota, con grinta e abilità eccezionali per resistere al doppio attacco della Mercedes, il primo con Hamilton che ha commesso un paio di errori abbastanza gravi per un pilota che aspira al sesto titolo iridato; il secondo con Bottas, che avendo gomme gialle più fresche ha tentato più volte, e invano, di superare il monegasco: ma anche Valtteri è stato costretto a un paio di errorini che lo hanno allontanato dalla Ferrari ogni volta che la sua Mercedes arrivava a distanza di DRS.

È stata una corsa precisa nella sua visibilità tecnica: sui rettilinei la Ferrari si è dimostrata superiore, imprendibile per la Mercedes che si avvicinava nella parte centrale della pista per poi perdere sul dritto i decimi di secondo per attaccare.

Charles Leclerc ha virtualmente e praticamente guidato in testa per tutta la gara, con le Mercedes sempre alle calcagna. Un capolavoro. Soprattutto gli ultimi venti sono stati i più difficili (“non mi sono mai stancato tanto”, ha detto Charles) proprio per il doppio attacco che gli ha portato la Mercedes e la grande tensione lo aveva stancato più che in un altro gran premio. Ma se a Spa avevamo visto un fuoriclasse, a Monza, credetemi, è nata una stella.

Penso che alla Ferrari si stiano mangiando le mani per non aver dato immediatamente a Leclerc il credito che avrebbe meritato. Probabilmente a Maranello c’erano ragioni di contratto che favorivano Sebastian Vettel, quattro volte campione del mondo, che la squadra ha supportato fino a quando non è stato chiaro che il tedesco stava imboccando il viale di Gloria Swanson, quello del tramonto, nonostante abbia solo 32 anni.

Sebstian Vettel commette, ormai, errori banalmente gravi quando è sotto pressione. Ha fatto un testa coda rientrando in pista senza guardare chi stesse arrivando: è arrivato Stroll che è stato urtato e Sebastian si è beccato uno stop and go di 10 secondi. Io mi auguro che la Ferrari (dopo quel “ti perdono per sabato”, di Mattia Binotto che ha addebitato così indirettamente ma, ufficialmente, a Leclerc il cattivo piazzamento di Vettel in qualifica) abbia capito su chi puntare. Deve averlo capito anche Vettel il quale, quando i meccanici della Ferrari hanno festeggiato tutti insieme seduti in pista il vincitore, ha fatto una veloce apparizione per poi andarsene in fretta. Una storia, questa, che mi ricorda quella di Lauda e Regazzoni nel 1974, quando il “veterano” Clay (dopo tre anni di Ferrari e una di esilio alla BRM) perse il mondiale, vinto da Fittipaldi, per 3 punti con il giovane Niki quarto nella classifica generale. Con Lauda che l’anno dopo fu prima guida indiscussa e vinse il titolo.

Difficile che, nelle corse restanti, Lewis Hamilton perda i 102 punti di vantaggio che ha su Charles, da oggi quarto avendo scavalcato Vettel. Ma il giovane ferrarista può benissimo scalzare dal terzo posto Verstappen che ha solo 3 punti in più; e magari anche Bottas che lo sopravanza di 39. Tutto è, comunque, nelle mani della Ferrari e dei finanziamenti che la Gestione Sportiva avrà a disposizione per la stagione 2020. Io dico che Charles Leclerc merita una grande macchina con la quale dar vita a emozionanti duelli con lo stesso Verstappen e, magari, far rivivere i fasti del periodo Schumacher. Un sogno? Sì, però ad occhi ben aperti.