«La verità è che mi sento abbandonato da tutti. Si è interessato davvero, ma fin qui senza risultati, soltanto il consigliere comunale Samuele Pallavicini. Ma io non mollo. Lunedì scorso abbiamo cominciato la nostra attività sul campetto del collegio Ballerini, che non consente partite ad undici. Poi, chiaramente, se non si concretizzasse una soluzione almeno per la stagione 2025-’26, un pensiero alla chiusura lo potremmo anche fare». Giovanni Barletta, presidente del Real Ceredo calcio, società di Seregno alle prese con la mancanza di un impianto idoneo dove far giocare gli atleti del suo settore giovanile, una problematica che in luglio ha fatto capolino anche in consiglio comunale, traccia così un punto della situazione poco incoraggiante.
Calcio: il progetto di una scuola calcio gratuita per i più piccoli
«Siamo partiti con ottanta ragazzi -continua-. Il mio sogno resta sempre quello di proporre una scuola calcio gratuita per i più piccoli, in questo caso i nati nel 2018 e nel 2019. Ma il progetto, per essere sostenibile, avrebbe bisogno della disponibilità di un campo dove poter accogliere centocinquanta ragazzi ed ospitare inserzioni pubblicitarie. Questo creerebbe per noi un indotto, che ci consentirebbe di far giocare senza costi una cinquantina di bambini. Nella situazione attuale, come posso anche solo pensare di farlo? Oggi come oggi, pago tra l’altro 800 euro di affitto al mese».
Calcio: l’amarezza per i rapporti insoddisfacenti con le amministrazioni
L’amarezza si prende infine la scena: «Ho provato a relazionarmi con più amministrazioni comunali, ricavando l’impressione che in tanti parlino di finalità sociale dello sport, ma che poi di questa finalità sociale a pochi interessi davvero. Ogni volta, mi sono imbattuto nell’esigenza di affrontare un bando, per concorrere alla gestione di un campo. A Carate Brianza l’ho fatto ed ho perso, a Seregno nemmeno ci ho provato. Questi sono bandi tagliati su misura per chi ha i soldi. Gli altri sono esclusi a priori. Ma poi chi pensa a bambini che magari si vogliono solo divertire e che non hanno l’opportunità di farlo, perché le loro famiglie non possono permettersi di pagare iscrizioni annuali che costano anche 400 o 500 euro?».