Se ne è andato a 77 anni Alain De Bleecker: a poca distanza da altri due grandi campioni di Hockey: Pino Pessina e Mario Aguero. Una morte improvvisa e crudele, la sera del 14 agosto. A ucciderlo, un calcio tirato da una delle creature che più amava: un cavallo, il più giovane della sua scuderia. A celebrare la straordinaria figura di De Bleecker è stato il suo grande amico di Monza, Chicco Citterio. E non è un caso che proprio dalla Brianza sia arrivato il ricordo più intenso: «Fu a Monza – ricorda Citterio – che il campionissimo visse forse i due anni più indimenticabili della sua lunga e gloriosa carriera». Chicco Citterio non riesce a trattenere l’emozione nel parlare di un uomo e di uno sportivo così grande:


Monza dice addio ad Alain De Bleecker: fu il giocatore prediletto di Bruno Citterio, leggenda dello sport monzese
«Era stato mio padre, Bruno Citterio, a convincerlo a lasciare la sua patria, il Belgio, dove era nato e cresciuto e dove già aveva costruito una carriera di prim’ordine». Bruno Citterio – vicepresidente della Federazione Europea Hockey, figura leggendaria capace di creare l’Unione società sportive monzesi, il Trofeo di San Giovanni e il Festival dello Sport – in quegli anni era alla ricerca di qualcuno che facesse fare “il grande salto” all’Hockey Club Monza. E fu proprio grazie alla presenza di Alain De Bleecker che nel biennio magico 1974-1976 la squadra monzese raggiunse uno dei suoi momenti più alti.


Monza dice addio ad Alain De Bleecker: “Uno sportivo con doti naturali assolute, tecnicamente fortissimo e molto corretto in campo”

Ancora oggi, a distanza di cinquant’anni, Citterio ricorda De Bleecker con ammirazione: «Alain era uno sportivo con doti naturali assolute, tecnicamente fortissimo e molto corretto in campo. Una miscela di qualità tanto straordinarie, così rare da trovare in un solo sportivo, lo rendevano quasi imbattibile». Il sogno di Bruno Citterio si realizzò. E, a esaudirlo, fu Alain De Bleecker: «La sua presenza in campo – ricorda il figlio – faceva la differenza, per almeno due motivi: le sue doti insuperabili, ma anche il suo carisma, che galvanizzava tutti gli altri giocatori, spingendoli a dare il meglio di loro stessi». Furono due anni formidabili, quelli monzesi. E, purtroppo, destinati a restare irripetibili: «Poco tempo dopo la fine di questa esperienza – racconta con dolore – Alain subì uno strappo all’inguine: riuscì a riprendersi, ma non poté più giocare al livello stratosferico che aveva raggiunto a Monza». Alain De Bleecker resta e resterà per sempre un’icona mondiale dell’hockey di tutti i tempi: «Giocò a lungo anche nella Nazionale del Belgio, facendo “decollare” la squadra locale che con lui arrivò a “impensierire” formazioni tradizionalmente più blasonate come la Nazionale italiana, quella spagnola e quella portoghese.


Monza dice addio ad Alain De Bleecker: “Ucciso da un calcio tirato da uno dagli animali che più amava: un cavallo, il più giovane della scuderia”
Da molti anni ormai Alain De Bleecker aveva appeso i pattini al chiodo e viveva nel suo “buen ritiro”, una fattoria alle porte di Bruxelles, circondato dall’affetto della figlia Carol e dai suoi amati cavalli. A colpirlo a morte, un calcio tirato dal cavallo più giovane della sua scuderia, che lo ha ridotto in fin di vita. Ucciso da un calcio tirato da uno dagli animali che più amava. Un destino crudele e beffardo per un uomo che ha sempre vissuto dando tutto se stesso.