La Monza dei cappellai stramaledice gli aumentati dazi doganali per gli States. L’abbattimento del malandato Teatro Sociale – anno horribilis 1928 – segna il punto di non ritorno che certifica la morte di un mondo. Tramontata la stagione d’oro dei Roaring Twenties, l’industria manifatturiera è in spaventevole sofferenza. La squassante crisi degli anni Trenta cancella in un attimo fortune più che consolidate. Colpite al cuore dalla contrazione dei mercati esteri, la Ricci e la Carozzi chiudono i battenti, lasciando sul lastrico travet e maestranze. La miseria più nera porta i disoccupati a bussare in municipio. Il podestà traccheggia e chiede lumi a Milano. La risposta è fulminante: si arrangino. La città abbozza ma non dimentica.
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Per arginare l’inquietudine montante, la borghesia più avveduta – sulla scorta dell’autarchia imperante – dà la stura alla realizzazione di nuove imprese che saranno il vanto della Monza che lavora (la Sapio di Pio Colombo, la Sol di Aldo Fumagalli e la Colombo Mario, la futura Colmar). Pur in sofferenza, il territorio monzese – per infrastrutture e servizi pubblici – rappresenta il sicuro terminale per la produzione di beni di larghissimo consumo. Tanto che, sfruttando abilmente l’entrature con il regime, due multinazionali che vanno per la maggiore – la Singer e la Philips – investono spazi e denari per impiantare stabilimenti all’avanguardia. E’ una rivoluzione epocale che cambia il destino della città.
Se il New Deal di Roosevelt sancirà di fatto la morte dei cappellai, la scoperta di nuovi mercati porta una relativa prosperità per i dipendenti pur mo’ assunti nelle industrie monzesi. Fondata nel 1850 a New York, la Singer rappresenta il non plus ultra per quando riguarda la macchina da cucire. L’inaugurazione della nuova fabbrica brianzola (1934) riesce subito congeniale ai crapottoni che siamo. Impegnarsi e sfiancarsi per migliorare il prodotto finale sono la costante imprescindibile per placare il sacro fuoco del lavurà. Dopo un solo anno di produzione, la Singer Italia fattura come le più consolidate stabilimenti europee. Chiaro che, dopo l’exploit di partenza, i dirigenti della Casa devono rivedere al rialzo le stime di cresciuta e occupazione. Dai 454 dipendenti ai 800 nel ’35 il passo è breve. La Singer si espande e si amplia, tanto che si costruisce un “caminone” di 75 metri – che rivaleggia in altezza con il campanile del Duomo – per permettere la costruzione in serie della “15 M 88”, la macchina che porterà il nome di Monza in tutto il mondo.
Per assicurare svago e ricreazione per i tanti dipendenti in carico, l’azienda mette mano al portafoglio e crea dal niente un Dopolavoro capace di suscitare l’invidia di tante imprese concorrenti. Al netto degli immancabili campi da bocce e degli spazi coperti per la pratica del ping-pong, la nuova struttura è rigorosa e razionale come poche. Il campo di football, seminato a luglietto, è delimitato da una pista regolamentare per l’atletica leggera. La striscia di cemento diverrà per anni il campo di training per le ragazze allenate dal “buon Romanò”.
Monsciasca senza sconti e pentimenti, Livia Galimberti – assolti i doveri con la scuola d’obbligo – s’impiega alla Singer nel ‘39 con la testardaggine dei predestinati. Classe 1924, la ragazzina ha ben chiara la meta da perseguire: sfruttare al meglio il bernoccolo per le gare di velocità. Sudando e smoccolando al campo di esercitazione della GIL, Livia ha il sentore di avere imbroccato la soluzione del problema: sarà una “duecentometrista”. La Piccola Italiana delle elementari si è trasformata in un’acerba bellezza che incanta e conquista tutti. Mario Bellini è un Littore in capo ma – soprattutto – un appassionato cultore della corsa breve, l’unica ammessa in quegli avventurarti giorni. Assecondando il talento innato dell’adolescente, Bellini sgrezza e imposta Livia come sprinter. I risultati in gara sono direttamente proporzionali all’intelligenza in corsa, che è grande.
Nella prima competizione fuori Monza, nel giugno ’39, la Galimberti annichila la concorrenza nel meeting interregionale al campo Pirelli di Milano. Livia domina i 200 mettendo in fila le allocchite avversarie. Le batterie e la finale certificano lo stato di grazie dell’atleta del Dopolavoro Singer. Bellini – illuso – va in brodo di giuggiole e rilancia: con questi chiari di luna, Livia sarà il “crack” assoluto della velocità femminile. Invece arriva Romanò a spezzare i sogni di gloria di Bellini. Il trainer brianzolo – sfruttando le doti di progressione e allungo finale di Galimberti – rivede la preparazione atletica e le azioni meccaniche dell’ex duecentista, gettando le basi della stagione irripetibile dei 800 metri.
Romanò è un tecnico di buonsenso. Tetragono a mattane esiziali alla riuscita dell’assunto di partenza, ha del mezzofondo idee chiare e brutalmente semplici. Riprendendo l’assunto di Bellini, Romanò ha la convinzione che gli 800 si vincano nei primi 200 metri: per cui allena la Galimberti a spingere l’acceleratore fin dai primi momenti di gara. Negli spogliatoi del Dopolavoro Singer, il “martello” appende pure i comandamenti essenziali per dominare la corsa: dal correre sempre alla corda alla necessità di condurre lo scatto finale fino in fondo. I risultati sono subito eclatanti. Il passaggio dai 200 ai 800 viene sancito nella straordinaria gara di Bologna, nel luglio del ‘39: “Una ottocentrometrista non volle partecipare ad una gara perché si era troppo scoraggiata; allora mi consigliarono, il mio allenatore e le mie compagne, di tentare la prova. Io, dopo un po’ di esitazione, accettai, e giunsi seconda – racconterà Livia al Popolo di Monza del 24 agosto ’40 – Era la prima volta che correvo gli 800”.
In quegli anni avventurati, l’atletica femminile italiana è meno di uno sport di nicchia. Il primo titolo assoluto negli 800 data domenica 28 settembre ’24, all’Arena di Milano: Amelia Schenone (Forza e Coraggio) batte l’improvvisata concorrenza fermando i cronometri con il tempo di 2’40” 4/5. Dopo l’esperienza dei Giochi Olimpici di Amsterdam del 1928 – 800 vinti dalla tedesca Lina Radke-Barschauer in 2’16” 4/5; eliminata in batteria l’azzurra Giannina Marchini – il Cio e Iaaf, con un’improntitudine degna degli azzimati bacchettoni che sono, sospendono gli 800 metri sine die per le prossime edizioni dei Giochi. Dovranno passare 32 anni – Olimpiadi di Roma 1960 – prima che l’ostracismo sarà tolto. Nel frattempo, negli anni Trenta, brilla la stella di Leandrina Bulzacchi: la soresinese vince il tricolore nel ’31, 35’, 36’ (2’25” 1/5), ’37 e ’38. Martedì 29 luglio ’37, allo stadio Mussolini di Torino, Cleo Balbo, Candida Giorda e l’intramontabile Bulzacchi (Venchi-Unica) stabiliscono il record mondiale della staffetta 3 x 800 in 7’30”0. L’anno dopo, nel ’39, la Balbo ritocca il primato italiano in 2’25”0.
Chi dis tropp, proeuva nagott: chi dice troppo, non dimostra nulla. Livia Galimberti parla poco ma lavora tanto. Fabbrica e allenamenti, allenamenti e fabbrica: e i risultati si vedono. La portacolori del Dopolavoro Singer, “dopo un così brillante inizio continuò negli ottocento metri sempre migliorando”. Tanto che, dopo “una gara a Milano, essendo arrivata seconda dietro la Balbo, questa, che allora deteneva il primato della categoria, rivolgendosi alla Galimberti disse: “Ho paura che sia l’ultima volta che vinco, se tu continuerai negli 800”” .
La stagione agonistica 1940 della Galimberti si apre – a febbraio – con la corsa campestre organizzata dalla GIL Indom Bernini Milano. Livia “ha dato una palese dimostrazione del suo valore disponendo a suo piacere del folto lotto di concorrenti e giungendo al traguardo con un grande vantaggio. Poco conta se una cervellotica interpretazione del regolamento ha tolto dalla classifica la nostra rappresentanze , resta però intatto il valore della sua bella prova”. Il 13 marzo il “Popolo di Monza” apre con un titolo a una colonna: “La Galimberti vince/ il terzo campionato femminile di corsa campestre”. Per la terza volta consecutiva, le singerine si aggiudicano il tricolore di cross. “La prima volta fu la Doni di cara memoria che ci diede la gioia della vittoria, poi la Montrasio,, e domenica è stata la volta della giovanissima Galimberti particolarmente tagliata per le gare campestri”.
Archiviata la stagione dei cross country, bussa alle porte la stagione in pista. Al principio di giugno, nel Trofeo Ducati a Bologna, “le maglie verdi della Singer hanno colto per merito della Galimberti e dell’Oriboni due vittorie che basterebbero da sole a giustificare l’attività di una società atletica di primo rango. Merito di queste successo va indubbiamente alle due simpatiche atlete che, a quanto ci è stato detto, si sono battute con uno slancio ed una volontà che raramente si riscontrano in elementi del “sesso forte”. Livia Galimberti ha, dopo una carriera di pochi mesi, colto un successo di indubbio valore tecnico compiendo gli 800 m. in 2’39” 8/10; successo questo che la porta senz’altro sul piano delle nostre migliori mezzofondiste. La Singer si vede così arricchita di un’altra mezzofondista di classe che, con la Bonfanti, saprà rendere pericolosa la presenza delle maglie verdi sulle lunghe distanze”.
A fine giunto, a Valdagno, sul campo del Dopolavoro Marzotto, si disputano i tricolori di seconda categoria. “Le atlete del gruppo Singer si sono provate in ogni genere di gara, dai lanci (disco, peso, giavellotto), il salto in alto e in lungo – attacca il Popolo di Monza – Ma dove l’eccellente preparazione di queste giovani volenterose ha avuto modo di rifulgere è stato nelle gare di corsa a ostacoli e corsa piana sui diversi percorsi regolamentari, nelle quali gare queste giovani campionesse hanno conquistato dei primati, superando nettamente rivali temibilissime, coronando così, con meritato successo, l’opera pure infaticabile dei dirigenti.Diamo ora i risultati degli incontri: Metri 100 1. Oriboni Rosa in 13 e 5 decimi, in batteria ha fatto 13 e 2 decimi, Campione nazionale.
Metri 800 1. Galimberti Livia in 2’37” e 6 dec. Campione nazionale
Metri 100 3. Carpi Liliana in 13 r 7 decimi (in batteria ha fatto 13 e 4 decimi). Metri 800 5. D’Orlando Margherita, in 2’42”. Metri 200 4. Butti Wanda in 28”6 (in batteria ha fatto 29 e 1 decimo). Staffetta eliminati in semifinale con 53 e 1 decimo mentre in finale la seconda classificata ha realizzato 53 e 3 decimi”.
“All’atleta Galimberti, che si è aggiudicata il titolo di campionessa italiana degli 800 m. e alle sue compagne Oriboni, Carpi, D’Orlando, Butti, prime o fra le prime classificate nella loro specialità, le congratulazioni più cordiali che siano di incitamento a sempre certe future vittorie; al Top. Az. Singer, quarto classificato a pari merito con il terzo nella classifica generale, dopo i gruppi sportivi Venchi Unica, Marzotto, S.I.P., l’augurio di sempre certi amici primati”.
La 16enne, bazzicando la velocità e il mezzofondo, si costruisce una consolidata fama di scafatissima specialista della distanza. Tramontata la stella della Bulzacchi, gli 800 metri femminili hanno la nuova regina. Piuttosto di impostare la gara sul passo, Livia si accoda alle avversarie per sferrare nel finale l’attacco decisivo. Sfruttando la dirittura d’arrivo, la Galimberti sferra l’affondo che stronca la resistenza delle concorrenti. Sarà – nei lontani anni Settanta – la specialità della casa di Paoletta Pigni, anche lei transitata dai 200 (27”0 a 16 anni: che coincidenze…).
Per spezzare la monotonia della preparazione ai campionati italiani assoluti, Livia – il 28 luglio – partecipata, al campo Giuriati di Milano, alla “riunione di atletica leggera valevole per la graduatoria del campionato italiano. La Singer presentarsi con un’agguerrita squadra è riuscita nelle gara di centro della giornata a battere con notevole distacco la famosa squadra della Filotecnica spauracchio di tutte le squadre di atletica leggera. Il merito accomunabile a tutte le singerine, ha una nota saliente nel costante progresso dimostrato dalla Oribonio, la quale va migliorando da domenica in domenica e demolendo uno dopo l’altro tutti i suoi tempi. Nella gara dei 100 metri si è presa il lusso di battere nomi famosi quali la Cis ecc. con un ottimo 12”9 seguita dalla Prevignano pure della Singer con 13”2 mentre la Butti e la Galimberti si sono piazzate rispettivamente seconda e terza nella gara dei duecento metri con un ottimo tempo”.
Domenica 22 settembre, “in una giornata si sole folgorante, si sono svolti a Firenze, allo Stadio Berta, i Campionati Italiani di atletica leggera, valevoli per la scelta delle atlete per i prossimi incontri internazionali. Partecipavano agli incontri diciotto squadre e tutte agguerrite, tra cui, temibilissime, le compagini della Venchi-Unica, Filotecnica, Marzotto, Ducati e molte altre. Il concittadino gruppo del Dop. Az. Singer ha partecipato con quattro atlete: Oriboni Rosa, Galimberti Livia, Butti Wanda e Bonfanti Cesarina. Nella corsa piana m. 100 l’atleta Oriboni Rosa, che in batteria si era classificata prima in 12” e 8 decimi, nella finale è retrocessa al quinto posto con 13” e 2 decimi. Nella corsa m. 800 piani, fra l’entusiasmo di tutta la folla, che gremiva il grandissimo Stadio, prendono il “via” le atlete Galimberti Livia, campionessa italiana di seconda categoria, Butti Wanda e Bonfanti Cesarina e la temibilissima Balbo Clea della Venchi-Unica detentrice del primato assoluto dal 1938 col tempo di 2’25”.
Al via scattano in gruppo, Balbo, Butti, Bonfanti e altre. La Galimberti si attarda agli ultimi posti. Comincia il secondo giro: con una falcata magnifica la giovane campionessa riprende, risale pian piano le posizioni, superando le concorrenti che si sono sfiatate nel stato. poi alla curva che precede il rettilineo d’arrivo, con uno scatto formidabile, supera tutte, e taglia il traguardo con netto distacco, abbassando a 2’24 il primato della Balbo. Ecco le classifica: 1. Galimberti Livia (Singer) in 2’24; 2. Balbo Cleo (Venchi-Unica) in 2’24 e 4 decimi; 3. Butti Wanda (Singer) in 2’26; 4. Bonfanti Cesarina (Singer) in 2’30.
La vittoria è tanto già importante in quanto essa costituisce il solo primato migliorato durante la riunione femminile di domenica, alla quale pur partecipavano valentissime atlete, anzi le migliori dei vivaio nazionale. Il primato ora stabilito con molta probabilità verrà mantenuto per molto tempo se quello precedente, stabilito dalla Balbo durava dal 1938. Doppia è stata quindi la soddisfazione dei singerini e dei monzesi i quali hanno salutato nella Galimberti la vincitrice in una specialità tanto importante come quella degli 800 m. piani e la nuova primatista nazionale. Tutto ciò compensa anche gli sforzi compiuti dagli sportivi della Singer che allo sport dedicano con larghezza di vedute, tempo e mezzi. Va detto anche che fra le dieci società concorrenti la Singer si è classificata al quinto posto e anche per questo per merito soprattutto della prodezza dalla brava Galimberti”.
A proposito di quest’ultima competizione, la neo-campionessa “ci ha confessato che dapprima si era lasciata prendere dallo scoraggiamento, perché non riusciva ad uscire dal gruppo; ma a 150 metri circa, grazie ai preziosi incitamenti del suo massaggiatore, si staccava e dal quinto posto risaliva fino al secondo dal quale facilmente poi passava al comando della gara, vincendo con netto vantaggio. Questa giovanissima monzese in un anno di attività sportiva, su 10 gare cui ha partecipato, ne ha vinto ben 6, dimostrando una perfetta preparazione. Ci ha poi confidato che vuol tentare ancora i 200 metri, per migliorare l’ultimo suo tempo non solo, ma forse anche per conquistare il primato. Ad ogni modo è più che mai decisa a non fermarsi a questa prima vittoria, ma a continuare per perfezionarsi sempre già e portare sempre più in alto i colori della sua città”.
Una promessa è un debito. L’anno dopo – il 14 luglio 1941, a Modena – Livia rivince il campionato assoluto negli 800 sconfiggendo in volata Petronilla Tonini, portacolori del Dopolavoro Safar Milano. La fuoriclasse della Singer ferma le lancette del cronometro col tempo di 2’29”8. La seconda guerra mondiale mette a dura prova la sopravvivenza dell’atletica leggera stessa, tanto che il vecchio record della Galimberti resiste per tre anni. Poi, nel ’43, Brunilde Leone – mezzofondista del Gruppo Sportivo Sip di Torino – ritocca il primato della singerina ai Tricolori di Milano (2’21”3). Ma questa è un’altra storia.