Alla fine Tao il rosso la spuntò per l’inezia di 39” su Jai l’abruzzese dopo un duello durato 21 tappe e 3.360,7 chilometri: potrebbe essere il finale di una fiaba per bambini ed è invece la conclusione del Giro d’Italia numero 103. Per la prima volta nella sua storia ultracentenaria la corsa rosa nell’ultimo giorno ha messo a confronto due giovani di lingua inglese provenienti da due diversi continenti, accreditati dello stesso tempo, e quindi costretti quindi ad affidare ad una cronometro di 15 chilometri e 700 metri il compito di scegliere il vincitore.
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L’ha spuntata Tao Geoghegan Hart, venticinquenne londinese sul ventiquattrenne australiano Jai Hindley cresciuto ciclisticamente in Italia, negli Abruzzi, scalatore di talento che ritenterà forse già l’anno venturo, sperando di difendere i colori di una squadra più attrezzata di quanto è sembrata in questo Giro la sua Sunweb. Al contrario Tao il rosso ha potuto contare su una formazione straordinaria, che dopo appena tre tappe ha saputo cambiare pelle dopo che una banale caduta aveva costretto al ritiro Geraint Thomas capitano designato.
Geoghegan Hart mai avrebbe immaginato in Sicilia di poter arrivare a tanto. Sull’onda dell’entusiasmo per le travolgenti vittorie di Filippo Ganna, nella crono di Palermo e nella nebbia di Camigliatello Silano, i corridori della formazione inglese (erede della straordinaria Sky monopolizzatrice dei grandi giri) hanno centrato altre vittorie di tappa con Narvaez, e ancora Ganna (crono di Valdobbiadene) ma soprattutto hanno aiutato il giovane londinese a scalare la classifica fino a portarsi nei quartieri alti.
Nelle tappe di montagna Tao ha sorpreso gli ingenui Kelderman e Hindley a Piancavallo, ha ceduto la vittoria di giornata al giovane australiano ai Laghi di Cancano (dove Kelderman ha sì conquistato la maglia rosa detronizzando Almeida ma ha dilapidato il suo cospicuo vantaggio) e ha compiuto un piccolo capolavoro al Sestrière grazie all’aiuto di tutta la squadra ma in particolare di Rohan Dennis stupendo interprete del ruolo più difficile che esiste nel ciclismo, quello del gregario che si sacrifica a favore del capitano designato.
C’erano pochi dubbi sul fatto che il campione del mondo Filippo Ganna non si sarebbe fatto sfuggire la vittoria nella cronometro conclusiva, a suggello di un Giro d’Italia per lui davvero esaltante avendo ottenuto ben quattro successi. Il re del cronometro ha dimostrato di essere attualmente inavvicinabile nelle prove contro il tempo, avendo appreso tutti i segreti da un maestro straordinario (per giunta suo compagno di squadra) proprio Rohan Dennis che per due stagioni ha indossato la maglia iridata della specialità.
Alle spalle,del gigantesco piemontese, che ha pedalato alla media di 54,556, il recordman dell’ora, il fiammingo Campenaert e con lo stesso ritardo di 32” l’inesauribile Dennis. La lotta tra Tao il rosso e Jai l’abruzzese si è risolta subito a favore del primo che dopo quattro chilometri era già in vantaggio di 6” divenuti 28” all’intertempo e 39” sul traguardo di Piazza del Duomo.
A degna conclusione del suo splendido Giro d’Italia il ventiduenne portoghese Joao Almeida, maglia rosa per quindici giorni, è riuscito a sopravanzare lo spagnolo Bilbao, fermandosi ai piedi del podio. Pedale azzurro non esce molto bene da questa edizione della corsa rosa che ha segnato il trapasso generazionale: miglior piazzato Vincenzo Nibali, settimo, lottatore generoso ma inesorabilmente avviato sul viale del tramonto.