È ancora “L’ora del Fausto”Tra bombe, Vigorelli e Ghisallo

La Brianza che non c’è più. O che vive solo nei ricordi. Come quelli di chi cerca Fiorenzo Magni in prima fila, nella sedia lasciata vuota. Parla la bici di Coppi, quella record dell’ora del ’42. Quella che si prende la libera uscita dal Museo del Ghisallo e fa sognare gli innamorati del Vigorelli. Perchè è “L’ora del Fausto”
La Legnano del record dell’ora di Fausto Coppi
La Legnano del record dell’ora di Fausto Coppi Stefano Arosio

C’è Lesmo e la Brianza, quella che non esiste più, come dice in prefazione Claudio Gregori. Quella con “il grammofono della Rosetta che suscitava l’incanto e si poteva ancora fare un tuffo nel Lambro o nella Martesana”. E poi i numeri, a partire dalle 184 pagine di un libro, “L’ora del Fausto” (Mauro Colombo, Ediciclo). Sino al rapporto 52×15 che sviluppava 7,37 metri e ai 7,5 chilogrammi della bici con cui Coppi scolpì il record dell’ora, nel Vigorelli che si nascondeva nella nebbia per sfuggire ai bombardamenti dei Lancaster. Milano pianse 171 morti e 440 case distrutte. Era il 7 novembre del ’42, una vita fa. Eppure tanto vicina da radunare da Rossignoli, in un deposito di gioielli a pedali, gli occhi lucidi di chi il ciclismo lo ama davvero. Perché sotto un soffitto di biciclette, c’è n’è una che splende nell’opacità del suo tempo. È la Legnano consumata dal Campionissimo, in libera uscita dal Museo del Ghisallo. Parla, quella bici, i tubolari sfilacciati dagli anni e dalle gambe del più grande. Una voce fuori campo, quella di Rosanna Pirovano, la fa rivivere, solo per “L’ora del Fausto”. Magia del ciclismo. Si parla di Biagio Cavanna, dell’avocatt Eberardo Pavesi. Di Luigi Ganna e Emilio Colombo. Del Fiorenzo Magni, “che è lì in prima fila e sorride, ascoltando queste parole”. Tutti guardano alla sedia lasciata vuota e i sorrisi si propagano come il profumo di caffè, di prima mattina. Rivive la cavalcata vincente di Coppi, che guadagna poi dilapida il vantaggio sulla prova di Maurice Archambaud, firma del tempo migliore sino a quel giorno. La campana suona il successo, i coraggiosi del Vigorelli applaudono l’impresa, ma l’Airone continua a pedalare. Tenta i 50 chilometri, ma i presenti non lo sanno e lui è costretto a fermarsi. “A Castellania c’erano quattro case, galline, lepri e cinghiali. Coppi nasce un 15 settembre, alle cinque del pomeriggio”. Da quel momento il paese capisce che non sarebbe rimasto sconosciuto, spiega Pastonesi. “Nonostante le braghe fissate con mollette” e “la prima gara conclusa per afflosciamento della gomma”, dicono Luigi Malabrocca e Orio Vergani. Si vive di ricordi, “perché il ciclismo è avventura, poesia e dramma”, spiega Gregori. Per questo l’appello è forte per salvare il Museo del Ghisallo, si dice davanti al direttore Carola Gentilini. O il Vigorelli, con Filippo Grifoni del comitato a difesa del velodromo più veloce del mondo. Almeno ne “L’ora del Fausto”.