Due reazioni alle dichiarazioni del presidente Davide Erba che ha messo in vendita il Seregno neopromosso in Serie C. Parlano il patron del Renate, che milita nella stessa categoria, e il responsabile tecnico del Vis Nova Giussano. Punti di vista differenti, conclusioni analoghe: tutto il movimento va valorizzato.
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«Da trent’anni ricopro la carica di presidente del Renate – esordisce così il massimo dirigente Luigi Spreafico, 67 anni- e lo faccio perché mi piace il calcio. È un mio hobby. Ho una squadra di calcio della mia cittadina e cerco di amministrarla, attrezzarla al meglio per farle fare bella figura in campo nazionale, e così coltivo la mia passione. Non è una novità e neppure un mistero che ricoprire la carica di presidente significa immettere delle somme di denaro nella società. Certo ci sono sempre meno presidenti munifici, ma più aggregazioni finanziarie di persone con la passione del calcio. Le problematiche nel mondo del calcio? Ci sono sempre state». Poi precisa: «E non per questo ci si deve arenare. Il problema è complesso, occorre prima cambiare il sistema Italia. Nessuno vuole rinunciare a niente e così tutto resta com’è».
«Per restare al mondo del pallone- aggiunge – le squadre della massima serie di calcio non rinunciano a niente perché a loro va bene come stanno le cose e condizionano quelle della serie cadetta. A pagarne le conseguenze sono le serie inferiori, come la C dove milita il Renate. Una serie che serve a formare dirigenti e arbitri da proporre, col tempo, ai livelli maggiori. Ma tutto si ferma lì, mentre ci sarebbe bisogno di altro. In Inghilterra, per esempio, la serie C è considerata un vero e proprio serbatoio da valorizzare e aiutare, qui no».
Quanto alle affermazioni del presidente del Seregno Erba: «Ha ragione, ma anche gli arbitri giovani sbagliano e in serie C si formano, ma non bisogna sempre vedere tutto negativo. Talvolta le decisioni che possono condizionare una partita possono essere a sfavore e altre volte a favore».
«Conosco poco i problemi della Lega professionisti – dice Marco Barollo, 49 anni, responsabile tecnico del Vis Nova Giussano – perché mi occupo di altro. Personalmente credo che la Lega Pro non sia destinata a sparire, ma a migliorare. Concordo, invece, col presidente Erba che le società sono in difficoltà, specie quelle più piccole e soprattutto dopo il lungo periodo di chiusura dovuto al Covid 19, che ha creato parecchi problemi a noi società, in quanto abbiamo dovuto disputare le partite a porte chiuse, tenere chiuse tutte le strutture come i bar interni agli impianti sportivi, ma anche fermare il settore giovanile, che per un sodalizio come il Vis Nova è fondamentale. In situazioni simili è vero che gli imprenditori scappano e aiutano sempre meno con degli investimenti le società sportive, specie quelle minori o dilettantistiche».
Sul piatto Marco Barollo pone un’altra importante questione: «Il livello agonistico che si vede praticato sui rettangoli di gioco si sta abbassando sempre di più perché si investe poco nella preparazione, nella formazione dei giovani che desiderano praticare calcio e si guarda molto di più ai risultati immediati. E, diciamolo francamente, la qualità dei giocatori si è molto abbassata, hanno poca voglia di fare sacrifici in questo mondo dove tutto è più facile».
Anche Barollo concorda che il sistema calcio vada riformato: «Fare calcio ogni anno che passa diventa sempre più difficile per il lievitare dei costi, ma anche un po’ per la disaffezione delle persone a seguire le squadre della loro città perché distratte da altro, e così si registra, quasi annualmente, che molte società si fondano o addirittura spariscano dalla scena agonistica almeno a livello dilettantistico. Il mondo del calcio sembra abbia solo i fari puntati sulle serie A e B, mentre quasi disconosce o non considera quello più vasto che sta alla base della piramide. Un movimento sicuramente maggiore e molto più aggregante, ma lasciato ai margini che avrebbe invece bisogno di molta più attenzione per vivere e prosperare».