Il consiglio federale della Figc fischia tre volte e decreta la fine di ogni attesa: il Monza torna ufficialmente in serie B.
«Oggi la notizia che tutti i cuori biancorossi aspettavano è arrivata e la gioia sopita in 19 anni può finalmente esplodere dentro ognuno di loro – si è affrettato a comunicare il sito ufficiale del Monza – Sono passati 19 anni da quel 10 giugno 2001, l’ultima partita in Serie B contro la Pistoiese al Brianteo. 19 anni di salite e discese che non hanno mai frenato il cuore pulsante biancorosso, spinto dal ricordo di quel Monza che negli anni ’70 al Sada faceva sognare la Brianza intera».
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Una gioia a lungo trattenuta e che, almeno in parte, dovrà continuare a esserlo. Almeno nei festeggiamenti: «Niente caroselli per la città o feste in piazza, troppo alto il rischio di imbattersi in quell’avversario invisibile», ha aggiunto proprio la società, riferendosi all’emergenza sanitaria in corso.
Ma quel che conta è che questa volta sono fiori d’arancio, tra la seconda serie calcistica nazionale e la squadra di Cristian Brocchi. Che dopo un anno e mezzo celebra le nozze con una promozione attesa e, dopo l’incremento di aspettative nato con la famiglia Berlusconi, per certi verso preteso.
Tra Monza e serie B, mai come questa volta, non sarà un amore adolescenziale. I biancorossi, all’altare della cadetteria, ci arrivano non un per colpo di fulmine. C’è un corteggiamento lungo, una progettualità a lungo termine. Più che un monolocale in mansarda, il Monza cerca uno spazio con giardino, dove edificare le fondamenta del proprio futuro e piantare l’albero di una nuova speranza. Monza in B, da che la famiglia Berlusconi ha preso le chiavi di Monzello, è una porta spalancata verso opportunità più grandi dei desideri. Finestre affacciate su una strada in discesa, che porta alla serie A. Proprio là dove il munsciasc mai è riuscito ad arrivare.
Certo il ritorno in B non ha il cavallo bianco che ci si sarebbe aspettati, nonostante la galoppata senza rivali durante la stagione. La lunga parentesi all’agonismo del campo imposta dalla pandemia, però, se anche ha smorzato lo slancio della settimanale rincorsa ai tre punti, ha di fatto sedimentato un concetto chiaro a tutti: già quest’anno, il Monza è stato di un’altra categoria.
Dalla prima partita a Busto Arsizio al pareggio interno con l’Arezzo, lo sguardo della capolista non si è mai scostato dal traguardo. Che, sia chiaro, se non ci fosse stato lo stop all’attività sportiva, di questi tempi sarebbe stato già digerito e metabolizzato.
Ora tifosi e società possono stappare lo spumante. Il tempo della festa è arrivato. Quello della programmazione del prossimo anno, in silenzio, è già cominciato da tempo.