Addio al pugile Romano Masitti, lutto nel mondo sportivo di Carate Brianza e Seregno

Lutto a Carate Brianza: addio a Romano Masitti, pugile protagonista sul ring a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta. Aveva iniziato nella Pugilistica Seregno stregato dall’oro olimpico di Ernesto Formenti.
Romano Masitti quando militava bella scuderia Ignis del commendator Borghi di Varese
Romano Masitti quando militava bella scuderia Ignis del commendator Borghi di Varese

Lutto nel mondo dello sport di Carate Brianza. Romano Masitti ha gettato la spugna dopo otto anni di sofferenza, domenica 14 novembre: un pugile che a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta aveva fatto parlare di sé nelle cronache locali e sulle pagine sportive nazionali. Masitti, ma anche conosciuto come Masetti o Maset, era nato a Carate Brianza il 19 marzo 1936, quarto di cinque fratelli; si è spento nella sua casa attorniato dall’affetto della moglie Rosetta Brivio, dei figli Mario, Roberto, Paolo, dei nipoti Matteo, Luca e Marco e del fratello Alberto.

Addio al pugile Romano Masitti, lutto nel mondo sportivo di Carate Brianza e Seregno
Romano Masitti, 85 anni (foto Volonterio)

Carate ha perso un vero sportivo d’altri tempi. Socio Avis è stato un donatore di sangue. Si era appassionato alla “nobile arte” sull’onda della vittoria alle Olimpiadi di Londra del 1948, del seregnese Ernesto Formenti. Una medaglia d’oro che aveva fatto sognare moltissimi giovani brianzoli.
A 14 anni di nascosto dai genitori e dal fratello maggiore Bruno infilava i guantoni di novizio come peso welter con la maglia dell’Accademia pugilistica Seregno, che in quegli anni del Dopoguerra gestiva una nutritissima colonia di pugili. Un inizio burrascoso.

“Il mio primo incontro l’avevo disputato a Lecco contro un tale Cattaneo che avevo mandato al tappeto alla prima ripresa – aveva ricordato anni fa Masitti – e dopo il primo successo, il ko a casa. Mio fratello Bruno che aveva letto la notizia sulla Gazzetta dello Sport ed era all’oscuro di tutto me le aveva suonate di santa ragione, ma poi i genitori furono consenzienti”.

Per la Brianza erano gli anni d’oro del pugilato con eccellenti atleti e bravissimi maestri che insegnavano la “noble art”. Suo primo allenatore era stato Clemente Meroni alla Pugilistica seregnese che lo aveva impostato sul quadrato. Dopo di lui è stato seguito da Marco Permieri e dallo stesso Ernesto Formenti. Tra turni in fabbrica e lavori in bottega, alla sera trovava tempo di sottoporsi a duri e faticosi allenamenti. I combattimenti avvenivano almeno un paio di volte al mese.

In palestra con lui c’erano Crosariol, Frignati, Novati, Barzaghi e Sala. Nella categoria dei welter, Masetti, brillava a tal punto di essere notato dalla scuderia Ignis di Varese del commendator Giovanni Borghi. Da dilettante con la Pugilistica seregnese aveva battuto a Ginevra il campione svizzero Bersenò. La Pugilista Seregno non voleva cederlo, ma pur di averlo in squadra Borghi lo assunse a lavorare come magazziniere alla Ignis, assieme a Ovidio Sironi ed Enzo Rizzardini.

Con i colori della Ignis nel 1956 al mitico “Principe” di Milano aveva vinto il campionato lombardo Prima Serie contro Ravasi, ma anche la sconfitta agli ottavi del campionato italiano ai punti contro Parmeggiani a cui aveva preso parte con una caviglia ed un polso infortunati. Eventi che sono stati il “pass” verso il professionismo.
Nei diversi incontri aveva avuto come avversari Vittorio Mancini, Ernesto Ballabio e Luigi Furio. Alla Ignis di Varese ha avuto colleghi i mitici Duilio Loi, Mario D’Agata, Giancarlo Garbelli e Scortini. Romano Masitti è stato un pugile tra i più amati dagli appassionati di boxe.

“Masitti era un pugile buono e stimato dagli avversari – ha detto il seregnese Gioacchino Satalino, boxeur di successo e molto amico del brianzolo Lorenzo Zanon, l’ultimo campione europeo dei pesi massimi – aveva un’ottima tecnica, e se avesse avuto un pizzico di cattiveria in più sarebbe diventato un grande campione”.

Nel palmares di Masitti figurano 76 combattimenti: 43 vittorie, 23 pareggi e 10 sconfitte. Per amore nei primi anni Sessanta aveva appeso i guantoni al chiodo. E poi un padre di poche parole, discreto ma unico. Un nonno dolce, dispensatore di ricordi e storie uniche.