Più di un legame con la Brianza per Bruno Pizzul, colonna del giornalismo sportivo italiano scomparso mercoledì 5 marzo a 86 anni.
La linea più diretta quella con Agrate Brianza che schiera il nipote Paolo Pizzul, ruolo guardia, nei Canarins in serie D di pallacanestro. Tutta l’Italia li aveva visti insieme e conosciuti in un pomeriggio in tv del 2019, quando nonno e nipote si erano collegati dallo stadio di Udine per la trasmissione Quelli che il calcio in onda sulla Rai.
“Compagni di squadra, staff tecnico e dirigenza si stringono in un abbraccio a Paolo e alla sua famiglia per la scomparsa del nonno Bruno Pizzul – ha scritto mercoledì la società – Voce storica delle partita dell’Italia in TV, delle notti magiche del Mondiale 1990, e del rigori ai mondiali Usa 94 di cui ancora tutti ricordiamo il suo “Robertobaggioooo”. Ciao Bruno e grazie per le emozioni che ci hai fatto vivere con la tua voce“.

Addio a Bruno Pizzul: le serate all’oratorio Cristo Re di Vimercate
Una vera telecronaca invece aveva accompagnato le squadre che partecipavano al torneo dell’oratorio Cristo Re di Vimercate: era il 2016 e Bruno Pizzul era stato chiamato al microfono di un Memorial. Il telecronista di tante partite della Nazionale sulla Rai era stato la voce di una delle partite del torneo “Still with us”, in memoria di un giovanissimo, Simone Sergio, scomparso per un incidente stradale. Pizzul aveva incontrato anche i ragazzi e i genitori, approfondendo l’importanza degli oratori e dei settori giovanili delle società.
«Ho accettato molto volentieri l’invito di essere qui oggi – aveva detto – Mi fa piacere partecipare a iniziative di questo tipo, lo faccio tutte le volte che ne ho la possibilità, sono spesso negli oratori. Perché penso abbiano ancora forza e un importante ruolo educativo. La loro presenza in Lombardia, poi, è diffusa e consolidata, ci sono strutture adatte per fare proposte importanti ai giovani, pure dal punto di vista sportivo e umano. Anche perché credo che lo sport sia, al di là dei risultati, un importante momento di crescita. Bisogna tornare a creare i ragazzi di strada e di oratorio: da quando esistono le scuole calcio non esce più un giocatore. Bisogna gestire i settori giovanili in modo diverso, perché adesso c’è una percentuale di abbandono troppo alta. I ragazzi iniziano a giocare e poi smettono perché non si divertono, hanno troppa gente attorno che rompe le scatole, in un’età in cui serve solo essere contenti di giocare».

L’anno precedente, nel 2015, sempre all’oratorio Cristo Re, ma in occasione dei festeggiamenti per i 50 anni di attività, aveva incontrato una cinquantina di persone, sottolineando anche in quel caso l’importanza dell’oratorio nella formazione dei ragazzi e confermando la grande competenza e passione sportiva: «Delle 36 discipline olimpiche, non ho fatto telecronaca di sole 4. E lo sport che mi ha sempre appassionato di più è il ciclismo», aveva detto lui che non avendo la patente si spostava a Milano in bicicletta.
E poi il consiglio più prezioso: «Divertitevi mettendocela tutta, senza che questo sport diventi un’ossessione e ostacoli le altre cose belle che potete fare nella vita».
Ma da queste parti era stato più volte negli anni, anche a Lissone con l’Uisp, a parlare di sport senza tradire le sue idee: formazione, passione, impegno, educazione.
Addio a Bruno Pizzul: il cordoglio della Regione, le condoglianze al figlio Fabio
Una voce diventata amica, tanti modi di dire riconoscibili e entrati nel parlato comune. A partire da quel “peccato” che poteva accompagnare una prova non bella ma sempre senza mai alzare i toni. E poi “ed è gol“, con quella “o” che sprizzava gioia.
«Bruno Pizzul è stato uno degli ultimi narratori romantici di un gioco del pallone che non c’è più. Un grande professionista, capace di cogliere tutte le sfumature che accadevano sul rettangolo verde», ha commentato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.
«Un telecronista che – prosegue – quando era gol era gol, senza che l’urlo di gioia venisse cancellato dalla Var, che il contropiede non erano ripartenze e che i terzini non erano braccetti. Che riposi in pace». Il governatore della Lombardia chiude il suo messaggio rivolgendo le condoglianze a tutti i suoi familiari e, in particolare, «al figlio Fabio con il quale ho avuto e continuo ad avere un confronto giornalistico e politico».