A tu per tu con il DS Danilo Pagni: un’ampia analisi tra Monza, calciomercato e settore giovanile

Nel 2019, da Direttore Sportivo della Viterbese, vinse la finale di Coppa Italia Lega Pro contro i biancorossi.

In esclusiva, per “Il Cittadino di Monza e Brianza”, è intervenuto Danilo Pagni, Direttore Sportivo di lungo corso partito dai Dilettanti e arrivato in Serie A nel quadro dirigenziale di Chievo Verona e Milan. Pagni, autore del libro “Modus operandi scouting calcistico e vademecum dell’osservatore”, ha parlato ad ampio raggio, ai nostri microfoni, di Monza, calciomercato, settore giovanile e aneddotica.

Le dichiarazioni in esclusiva di Danilo Pagni

Direttore, stiamo vivendo una sessione anomala di calciomercato. Calciatori del panorama mondiale si stanno trasferendo in Arabia Saudita trascinati dal “Dio denaro”. Qual è il suo pensiero in merito?

«In questa estate 2023 stiamo assistendo a un monopolio del mercato arabo. Per quanto mi riguarda penso che la Uefa stia monitorando e debba vigilare su questo movimento finanziario ed economico. Tutti i calciatori che stanno prendendo la decisione di partecipare a questa competizione lo fanno ovviamente per soldi e questo crea un effetto low-down sul mercato calcistico economico e finanziario di tutta Europa, fermo restando che potrebbe essere anche un modo per dare continuità e per investire con i fatti sui giovani nel calcio europeo e soprattutto in quello italiano. Adesso mi pongo una domanda: daranno continuità o è un fuoco di paglia? Staremo a vedere. Sicuramente non parliamo attualmente di un campionato di altissimo livello tecnico agonistico, ma mi sembra più una forma di spettacolo».

Parliamo del nostro campionato, dove lei ha vissuto un passato in Serie A. Paradossalmente crede che tutte queste cessioni all’estero (tra Inghilterra e Arabia Saudita, ndr) possano segnare, in maniera positiva, un nuovo inizio per il calcio italiano? Magari dando più spazio e fiducia ai giovani.

«Sì, diciamo che soprattutto in Italia stiamo incominciando a pensare di fare esordire e aggregare più spesso i giovani. L’Europeo giovanile sta evidenziando delle discrete individualità ma è ancora presto per dare giudizi definitivi perché noi, rispetto al trend europeo, siamo ancora indietro perché gli allenatori hanno la spada di Damocle dietro la testa dell’esonero. Quindi, spesso a pagarne dazio sono i giovani e poi è ovvio che poche volte prevale il merito. Adesso leggo che la Roma e la Fiorentina vogliono Dell’Aquila: qualcuno gli ha fatto fare il calcio tennis alla Lazio perché era piccolino, classe 2004. Nei settori giovanili deve prevalere la destrezza e la tecnica. Sicuramente anche i parametri fisici sono importanti ma prevale la scelta tecnica e cognitiva».

Cosa pensa del Monza e della stagione disputata dai biancorossi?

«Intanto bisogna dire che la cavalcata del Monza meriti un grande applauso. Tra l’altro ho avuto la fortuna di incontrare il Monza di Berlusconi e Galliani in finale di Coppa Italia Lega Pro con la Viterbese e loro hanno avuto la sfortuna di incontrare me e la mia squadra perché la coppa l’abbiamo vinta noi. Si stanno strutturando e hanno dimostrato di tenere botta in Serie A e tra le grandissime intuizioni c’è l’allenatore Palladino sul quale nessuno avrebbe scommesso un soldo. Il tecnico sta esprimendo un buon calcio. Complimenti al Monza e per me è un rammarico non aver conosciuto Silvio Berlusconi. Era un meritocratico».

Un suo giudizio sul mercato del Monza. Secondo lei, allo stato attuale, cosa manca nello scacchiere biancorosso di Palladino? Un attaccante da doppia cifra?

«Onestamente non mi piace dare giudizi sul mercato degli altri però, come per tutti, alla fine parlano i risultati e ad oggi i risultati ci sono. Avere un attaccante da doppia cifra in Serie A non è cosa facile ma, viste le opportunità che si possono creare a livello internazionale, in questo momento, il Monza ha anche un appeal da Serie A e non è una cosa proibitiva».

Circola il nome di Duvan Zapata. Come lo vedrebbe in biancorosso?

«Dopo la stagione sottotono disputata con l’Atalanta credo che sia il profilo adatto sia per il Monza e sia per lui per potersi rilanciare».

Il Monza ha ufficializzato nelle scorse ore l’argentino Valentin Carboni, classe 2005, preso dall’Inter a titolo temporaneo per una stagione. Che giocatore è?

«Carboni è un giocatore completo, tecnicamente di altissimo livello, ma soprattutto sfrontato. Ha un grande avvenire davanti».

Il Monza ha affidato a Mauro Bianchessi il ruolo di Direttore Generale del Settore Giovanile. Una scelta importante…

«Galliani lo conosce e secondo me è un vantaggio. Spero che Bianchessi faccia bene. Ho visto che ha preso Antonio Troise (centrocampista classe 2005, ndr) e secondo me la Lazio ha fatto una minusvalenza con lui. Conosco bene Bianchessi perché ha avuto i miei due figli per quasi tre anni alla Lazio: Andrea del 2006 che inserì nel progetto Oro e Simone del 2004, a cui affibbiò il soprannome di Yo-Yo. Lui disse a me e a mia moglie che Yo-Yo era poesia, poi Simone ha avuto una serie di infortuni che ha superato esordendo anche in serie B».

Nella sua intensa carriera ha lavorato dalla Serie A alle categorie minori scoprendo talenti che poi hanno fatto la storia del calcio italiano e internazionale. Tra le sue formidabili intuizioni annoveriamo: Jack Grealish del Manchester City, scoperto ai tempi della Football League One, la Serie C inglese, quando militava al Notts County; inoltre, Mason Mount del Chelsea, Francesco Acerbi ai tempi del Pavia e Salvatore Esposito che ha giocato la scorsa stagione in Serie A con la maglia dello Spezia.

«Non mi piace autocelebrarmi, sicuramente il mio background è ricco di aneddoti certi e mai smentiti. Posso rivendicare spesso la capacità di aver visto e intravisto del talento in giocatori che erano considerati sempre come seconde fasce e in questo conta molto la bravura del capo scouting: mi riferisco alla finezza e a quella ipersensibilità nel riconoscere il giocatore da prendere in un determinato momento storico perché nel nostro settore adesso la parola scouting viene spesso abusata e inflazionata, però di fatti ce ne sono pochi. Ci sono addirittura direttori sportivi che non hanno mai fatto voli internazionali e non hanno mai studiato in presenza i giocatori e le competizioni mentre ce ne sono altri che nella mia categoria sono veramente bravi. Quando portai Pobega alla Ternana in Serie C, in parte valorizzato, dissero che avevo fatto una cortesia».

L’Italia Under 19 si è qualificata per la finale dove affronterà il Portogallo. Un grande risultato per la formazione del CT Alberto Bollini per l’Italia del futuro.

«Conosco mister Bollini da quando allenava l’Igea Virtus, una persona preparata, diventato uomo della federazione e sono felice per lui. I 2004 li conosco da quando erano piccoli: hanno degli up & down di prestazione e di qualità, ma personalmente tendo poco a creare mostri come avviene spesso attraverso l’effetto mediatico. Sono dei buoni giocatori sui quali si può lavorare».

Lei incarna il ruolo del dirigente sportivo completo. Il suo obiettivo professionale?

«Il mio obiettivo è sempre quello di migliorarmi, di studiare e di aggiornarmi. Per me parla la mia lunga e intensa gavetta e non sto qui a citare tutte le varie soddisfazioni che mi sono preso. In virtù delle scelte che sono state fatte, come direzione sportiva in Serie A, c’è ben da sperare. Vuol dire che un po’ di linfa nuova c’è, però il problema del calcio italiano e non solo è che bisogna un po’ abbattere questa forma di clientelismo. Adesso c’è un altro abuso del termine algoritmo. Se dovessimo parlare di algoritmi, a quest’ora io dovrei veramente stare in un Top Club, ma questo per me è solo uno stimolo a fare sempre meglio e a dare continuità ai risultati e alle mie scoperte».