Desio – Maria, Francesca, Giovanna. Donne brianzole diverse tra loro per età, condizione sociale, grado di istruzione. Ma con un terribile punto in comune. Sono vittime di stalking, cioè di persecuzioni, molestie, minacce, violenze. I loro persecutori sono i mariti, gli amanti, gli ex. Le aggressioni che sono costrette a subire sono di diverso tipo, dalla molestia psicologica alla violenza fisica vera e propria. In tutti i casi, comunque, si tratta di veri e propri incubi.
Dal 2009 lo stalking è un reato previsto nel codice penale: gli aggressori sono puniti con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Ma le vittime fanno fatica a denunciare. Maria, Francesca e Giovanna (nomi di fantasia) ci stanno provando. Le loro storie le raccontano i volontari di White Mathilda, l’associazione impegnata in difesa delle donne maltrattate, che ha sede a Desio e diversi sportelli in Brianza.
Giovanna ha 32 anni, è sposata con Filippo, 35 anni, e ha due figli di 6 e 4 anni. «Non ne posso più, aiutatemi » chiede ai volontari dello sportello di Limbiate. «Mi ha picchiata ancora, per motivi futili. Mi stavo mettendo sotto le coperte. Nel buio mi è salito sopra col ginocchio, mi colpiva in faccia … ho avuto paura. E dopo rideva, mi insultava, mi prendeva in giro. Ho dormito sul divano, ma mi ha dato tormento fino alle 6. Sono stanca». Giovanna subisce violenze dal marito da cinque anni. «Voi potete aiutarmi? Quali saranno le conseguenze?» chiede ai volontari. La donna si è rivolta allo sportello tre volte. Alla fine, presa dalla paura, non si è più fatta vedere. «Purtroppo solo il 20 percento dei casi che seguiamo si traduce in una denuncia» dice Luisa Oliva presidente dell’associazione.
Allo sportello si è rivolta anche Maria, 68 anni, una vita scandita dalla violenza. Al culmine dell’esasperazione, finalmente, dopo tanta paura e sottomissione ha il coraggio di cercare aiuto. Il marito, disoccupato, la picchia da sempre e ha un’amante più giovane di 30 anni. La percuote quando rifiuta di pagare i suoi debiti, di dargli dei soldi, di subire violenze. Ai volontari dell’associazione (e poi ai carabinieri) ha mostrato i segni su tutto il corpo delle bastonate inferte dal marito. «Questa non è vita» ripete.
A causa delle violenze, Maria è solita dormire chiusa a chiave in camera e vestita (con soldi e bancomat addosso), per essere pronta a scappare. Già una volta il marito, non riuscendo ad entrare dalla porta, rompendo la finestra, irruppe in camera, cercando di picchiarla. I figli, per via del padre violento, non vogliono più saperne anche di lei. La donna non è in grado di chiedere la separazione, perché non ha soldi sufficienti per pagare un avvocato e non può accedere al gratuito patrocinio . Per mangiare spesso si rivolge ad un’associazione. Per vestirsi si affida alla Caritas. Per spostarsi usa la bicicletta. La casa tra poco le sarà tolta per morosità.
«Questa è una delle tante storie che passano dallo sportello» allargano le braccia i volontari. Vittima di una violenza invece psicologica ma altrettanto terribile è Francesca, una bella donna di cultura medio alta, caduta in depressione. Paga il prezzo di un momento di debolezza. Si è lasciata andare con un amico di famiglia, in un periodo in cui il marito era spesso assente per lavoro. Una storia che Francesca ha troncato quasi subito. Ma l’amante non accetta. «Non mi lascia mai in pace. Dice che non ci farà mai del male fisico, ma sarà sempre presente. E’ diventato un incubo». La donna ha deciso di confessare l’adulterio al marito. Lui l’ha perdonata e sostenuta. Francesca si è rivolta allo sportello White Mathilda per interrompere la persecuzione di quest’uomo che la chiama, le manda fiori, lettere, email.
Dopo due anni, Francesca sembra non avere più le forze, non si sente a suo agio in nessun posto, le trema la voce e sussulta ogni volta che squilla un telefono. Non ha paura, ma è stanca perchè convinta che non finirà mai, è convinta di meritarsi questo come punizione. Il marito l’ha perdonata, ma lei è diventata incapace di perdonare se stessa. Francesca è in terapia dalla psicologa.
«Lo stalker psicologico è terribile – commenta la presidentessa dell’associazione – Non è vero che questi fatti accadono solo alle famiglie di umili origini. Anzi, lo stalker psicologico arriva molto più diabolicamente da chi è economicamente saldo , con posizione di grande prestigio e laureato».
Paola Farina