Valeria Guanziroli nasce il 23 agosto 1983 a Cesano Maderno dove tuttora vive. Dopo aver frequentato il liceo classico a Carate, si iscrive alla facoltà di lettere presso l’Università Cattolica di Milano dove consegue nel febbraio 2006 la laurea di primo livello e nel marzo 2008 quella specialistica magistrale con la tesi "Il teatro nella scuola. Didattica di lettere e tecniche performative". Dopo numerosi corsi e scuole teatrali, Valeria è stata socia fondatrice dell’associazione universitaria Skenè e dal 2007 dell’associazione culturale Almadèira.
Come siete arrivate alla fondazione di Almadèira?
Nasce dalla nostra profonda esigenza di non fare del semplice teatro, ma di fissare l’attenzione sull’aspetto più interessante del teatro cioè la realtà creativa applicata al disagio. I nostri spettacoli partono laddove c’è un bisogno che può essere più o meno urgente; le sceneggiature sono sempre piuttosto povere proprio perché è la forza della parola a essere protagonista.
Che intento c’è nei vostri spettacoli?
Vogliamo che dopo una nostra rappresentazione la gente esca diversa da come è arrivata perché lì, con noi, ha potuto incontrare qualcosa.
Avete scelto di intraprendere una strada insolita nel panorama teatrale, come mai?
Il teatro sociale è essenzialmente far teatro “fuori dal teatro” cioè in ambiti sociali svariati nei quali comunque si riscontra un disagio: periferie, centri giovanili, scuole, asili, disabilità, paesi in situazioni di emergenza, malattia. Spesso ci si trova a confrontarsi con persone senza alcun obiettivo artistico, ma che grazie al teatro riescono a trovare una strada per esprimersi dando così voce alla propria creatività, alle proprie esperienza, i propri drammi, interessi e urgenze.
Gran parte del vostro lavoro è svolto nelle scuole.
Sì nelle scuole proponiamo dei laboratori che possono essere di due tipi: annuali che mirano ad avvicinare i ragazzi a tutta quella che è la sfera del teatro e altri più brevi incentrati su una tematica o su un autore particolare. Spesso sono gli stessi insegnanti a farci richieste specifiche: ultimamente, ad esempio, una professoressa ci ha chiesto di trovare un modo insolito per appassionare gli studenti ai Promessi Sposi. Bene da qui è nato lo spettacolo Just married con il quale presentiamo la storia di Renzo e Lucia rivisitata in chiave frizzante, vista con gli occhi di tre vicine di casa. In un momento in cui nessuno vuole più sposarsi è bellissimo proporre e vivere la vicenda dei due giovani che fanno di tutto pur di coronare il loro amore.
In che cosa consiste formalmente la creazione di uno spettacolo teatrale partendo dalla sola idea?
Prima di tutto individuiamo, spesso insieme all’insegnante di turno, le tematiche sulle quali focalizzare maggior attenzione, in un secondo ci troviamo e due nostri collaboratrici, Miriam Farabegoli e Maria Pirozzi scrivono i testi che poi noi tre studiamo, interpretiamo e mettiamo in scena.
Benedetta Trabattoni