Verano: lacrime per l’addioa Martina, uccisa dal treno

Verano: lacrime per l’addioa Martina, uccisa dal treno

Verano – Chiesa parrocchiale di Verano stracolma di lacrime e dolore, silenzi e sguardi increduli, questo pomeriggio, per la Liturgia della Parola con cui chi l’ha conosciuta e le voleva bene ha salutato Martina Sofia Elli, la diciannovenne seregnese travolta dal Cisalpino in corsa sui binari della stazione di Seregno venerdì pomeriggio e deceduta all’ospedale San Gerardo di Monza ventiquattro ore dopo. Una morte che fa nascere tanti interrogativi. Il parroco don Giovanni Rigamonti si è rivolto prima di tutto ai genitori straziati dal dolore: «Credo che anche voi – ha detto in commento alle letture sull’altare – come il profeta Giona nella prima lettura, siate nell’abisso, con l’acqua alla gola che vi fa soffocare. In questi momenti tocchiamo con mano la nostra estrema debolezza e ci sentiamo svuotati, non sappiamo cosa dire, ma vi siamo vicini con la preghiera, anche se nel nostro animo ci sono tanti sentimenti contrastanti». E ancora: «Per voi Martina, vostra figlia, la vostra unica figlia, è stata un dono. Come avete vissuto tutto per lei, prego perché lei sia per voi la speranza, nell’attesa dell’abbraccio eterno che non vi separerà mai più a lei». Papà Paolo, docente di Lettere all’istituto di istruzione superiore Gandhi di Villa Raverio, e mamma Maria Grazia, insegnante di Lettere alla scuola media di Briosco, hanno salutato la loro unica figlia con due lettere, lette entrambe dal papà, che a Verano è capogruppo della civica Aria Nuova: «Se riuscirò a superare questo dolore – così nella lettera della mamma – ti farò rivivere ogni giorno in me, perché non c’è morte finchè esiste il ricordo». «Sei stata per noi – così il papà – una stella caduta dal cielo. Vivrai in chi hai amato e ti ama, nella vita che saremo costretti a vivere. Ti cercheremo nelle tue passioni». Come i genitori, Martina Sofia amava la letteratura, la musica e la poesia. La funzione è stata infatti chiusa dalla note dell’organo. Poi la tumulazione al caposanto cittadino.
Alessandra Botto Rossa