Verano, dietro l”ammazzatina”del capo cosca una faida intestina

Verano – È certamente la figura di Rocco Cristello, trucidato sul vialetto di casa, a Verano Brianza, alla fine del mese di marzo di due anni fa, quella più rappresentativa del cosiddetto “locale di Giussano e Seregno”, come il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano Andrea Ghinetti definisce la cosca che si è saldamente insediata nell’alta Brianza monzese nell’indagine che ha portato, l’altra notte, all’arresto di 304 persone tra Lombardia e Calabria. Nelle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia Michele Iannello, Cristello veniva indicato già alla fine degli anni Ottanta- inizi anni Novanta come il contabile del “locale” insistente su Seregno. “Locale” che poi, a causa delle vicissitudini giudiziarie che hanno coinvolto vari esponenti, ha subìto modifiche in ordine alla sua composizione e alle cariche. Cristello, quindi, avrebbe assunto il controllo sia della cosca che del territorio, un ruolo di assoluto prestigio anche in seno alla cosca-madre “Lombardia”. La sua morte andrebbe ricondotta, sempre secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori, alla guerra intestina scoppiata tra Cristello e Rocco Stagno. Sarebbe stata proprio la carcerazione di Stagno a interrompere la sua compartecipazione al sodalizio facente capo a Cristello. Anzi, a detta di Carmelo “Nunzio” Novella, in quel momento reggente della “Lombardia” (e ucciso pochi mesi dopo Cristello, il 14 luglio 2008), tra i due si sarebbe creato un profondo astio in quanto Cristello riteneva Stagno responsabile del suo arresto, avvenuto l’8 luglio 2006 dopo un periodo di latitanza. Uscito dal carcere il 3 agosto 2006 per indulto, Stagno cerca di riconquistare le posizioni perdute avvicinandosi al gruppo del nipote Antonio che era già in rotta con Cristello. Per questo Stagno cerca di rivolgersi all’“autorità superiore” costituita proprio da Novella, «evidentemente per cercare una mediazione o una preventiva autorizzazione all’eliminazione di Cristello». Gli avvenimenti successivi alla morte di Cristello consacrano al figura di Antonino Belnome quale suo naturale sostituto e ovvio prosecutore della lotta che vede contrapposto il gruppo criminale agli “avversari” Stagno. Emblematica è la conversazione tra due affiliati, dalla quale emerge che Antonio Stagno ha mandato un emissario a “notiziare” l’altro sodalizio «che a Giussano ora comandano loro». Alla fine tra Belnome e Stagno intervengono contatti e incontri finalizzati a una “chiarificazione”, che avviene in Calabria circa un mese dopo l’omicidio di Rocco Cristello. Il contenuto di una conversazione intercettata a bordo dell’aereo durante il viaggio di ritorno conferma la vertenza economica in corso tra le due fazioni e dà conto della tregua instaurata. Ulteriori conferme circa il ruolo di Belnome sono poi giunte nel corso del prosieguo dell’attività d’indagine, tant’è che viene definito a chiare lettere “il capo”.
Antonella Crippa