"Una rivoluzionaria, che lottòper la donna e per il teatro"

Intervista a Irene Carossia, cantante e coreografa

«Il teatro si regge su una relazione di coppia: il pubblico e l’artista, un rapporto fatto di complicità, rispetto e intesa. Lo spettatore lo percepisce. Siamo lì, sul palco, con le nostre emozioni, con noi stessi. Il teatro non è finzione. E’ verità».
Irene Carossia, cantante, attrice, regista e sceneggiatrice, la pensa così. Originaria di Genova, vive da tempo a Vedano al Lambro. Da artista completa, vede nel teatro «il buio che non fa paura».
Si spieghi meglio…
«Andare in scena è per me l’occasione migliore per parlare con il pubblico, trasmettergli emozioni, farlo riflettere, far amare allo spettatore quello che gli stai proponendo, invitarlo ad alzarsi e ad andare a cercare qualcosa in più. Leggendo un libro o fosse anche approfondendo l’argomento su internet: avrei raggiunto il mio scopo».
Cosa c’è di profondamente vero in questo rapporto ?dare e avere? fra l’attore e il pubblico?
«Oltre il buio del teatro, il silenzio. Per me è magico sentire il silenzio della sala, mentre parlo, mentre canto. Mi rendo conto che lo spettatore sta pensando: "Questo è per me, lo sta dicendo a me, me lo porto a casa io". Quel silenzio ha il fragore delle parole che tutte le persone presenti in platea non potranno mai venire a dirmi direttamente. Ne trai comunque una visione positiva, magica della vita. Sai di avere un compito importante».
Un’importanza che anche Eleonora Duse aveva attribuito al suo ruolo di attrice. Come?
«Da grande rivoluzionaria, ha lottato per liberare le donne, e la figura dell’attore di teatro dalla fama di guitto. Fu un personaggio dalle mille sfaccettature. E per raccontarlo userò la voce su tre diversi registri: la narrazione, la lettura di suoi brani, il canto. Tutto per parlare dell’anima straordinaria di chi ha inventato un nuovo modo di interpretare il teatro».
Come sarà lo spettacolo?
«Prosa e concerto uniti insieme mostreranno vita pubblica ed aspetti privati di Eleonora Duse. Le ambientazioni sono differenti, nel primo atto un camerino, nel secondo la stanza di un albergo, due luoghi familiari per la gente dello spettacolo. L’artista ebbe solo una casa quando si ritirò dalle scene, ad Asolo, dove è sepolta. Lì, si capisce cosa avesse cercato davvero. Fu una persona discreta, pragmatica, schiva nella vita privata. Non visse all’ombra di D’Annunzio, anzi, fu lei a contribuire alla sua fama».
Cosa c’entrano Genova e Monza con Irene Carossia ed Eleonora Duse?
«In "Arte e vita cantando il mito" determinante è l’apporto del teatro Govi di Genova che produce lo spettacolo con ?Musica e Canto di Anna Maria Mazzoni?. Rientra in un omaggio alla Duse la scelta di Monza per la prima nazionale: il Teatro di corte della Villa reale è tutto palco, lo spettatore è quasi dentro la scenografia. Un concetto già caro alla Duse che sognava un intero spazio scenico con il pubblico che fa parte dello spettacolo».
ma.s.