Monza – Monzapiù, il contenitore di eventi che dovrebbe far da sfondo al Gran premio di Formula Uno a settembre, non funziona. E non piace, come messo nero su bianco da un lungo elenco di personalità monzesi, che hanno esternato la loro contrarietà all’attuale cartellone di eventi settembrini. Ma non è l’unica presa di posizione che arriva dalla città. Una famiglia residente in via Caccini, a due passi dalla superstrada Milano-Lecco, ha avuto il coraggio di denunciare quello che, per molti, potrebbe rappresentare un motivo di vergogna: la dipendenza del gioco del proprio figlio.
Cosa centra questo con Monzapiù? La dipendenza è iniziata proprio lo scorso settembre, in uno degli stand presenti in centro città nei giorni del Gran Premio. «Con questa nostra lettera vogliamo sentitamente ringraziare quelle personalità e quei presidenti di associazioni che hanno sottoscritto quel documento rivolto al sindaco, in cui si chiede che non vengano mai più ripetute a Monza quelle manifestazioni brutte, prive di contenuti ed eticamente negative a cui abbiamo dovuto assistere nel settembre dell’anno scorso – scrivono al giornale i due coniugi monzesi -. In particolare ci riferiamo al lancio del cellulare in piazza Duomo, ma soprattutto, alla presenza dello stand di un noto casinò. A scrivere sono i due genitori che nel gennaio scorso hanno indirizzato una lettera al sindaco, pubblicata poi su Il Cittadino, in cui veniva raccontata la vicenda che ha sconvolto la serenità dell’intera nostra famiglia. Nel settembre dell’anno scorso, infatti, nei giorni delle manifestazioni in centro per il Gran Premio di Formula 1, nostro figlio con i suoi amici, attratti dallo stand del casinò che con il richiamo della gratuità invitava le persone a provare l’ebbrezza del gioco d’azzardo, si è lasciato sedurre da questa droga dilagante. Da quel giorno non c’è stata più pace per tutti noi. Siamo stati travolti da questa piaga sociale, che, purtroppo, scompiglia tante famiglie. Nostro figlio che ha sempre frequentato la scuola con interesse, ottenendo buoni risultati ha iniziato a trascurare lo studio, saltando i giorni di scuola per frequentare locali con slot-machine. Nelle prossime settimane avrebbe dovuto affrontare gli esami di maturità ma, purtroppo, quest’anno è andato perduto. Nostro figlio che, grazie alle cure di uno specialista sembra aver superato questa dipendenza, era divenuto affetto da una vera e propria patologia, quella del gioco compulsivo, una dipendenza di cui sono sofferenti in Italia oltre 700 mila persone, per lo più giovani. Avevamo chiesto in conclusione di quella lettera che non venissero più inserite in manifestazioni organizzate dal Comune e frequentate dai giovani la promozione del gioco d’azzardo, speriamo che la presa di posizione netta e decisa di tante personalità, stimate e rispettate della nostra Monza, induca gli organizzatori di Monzapiù a non replicare le riprovevoli scelte della scorsa edizione».
Davide Perego