È bello essere mods? “È Bello Essere Mods!”. È il titolo della prefazione “autografa” di oSKAr che apre la biografia degli Statuto. E sono il pensiero e la filosofia che da sempre animano la band torinese, all’ambito traguardo dei trent’anni di carriera: tutti all’insegna della musica Mod e del modernismo con onestà
e tanta passione. E con una sorta di eleganza che – da fenomeno sociale e punto di riferimento per una precisa sfera culturale – non gli ha mai fatto perdere di vista l’obiettivo.
Gli Statuto sono stati tra i primi a cantare in italiano, i primi in Italia a usare i fiati in un impianto rock. I primi a valorizzare artisti divenuti poi star (Casacci, Maroccolo, Ezio Bosso, Davide Rossi, Fabio Gurian). Ligabue ha suonato ad Alessandria come loro spalla. I primi a gettarsi nella mischia dello stadio (per il calcio). Sono il gruppo che passa con disinvoltura dalla piccola etichetta alla major, dai raduni Mods al Palco di Sanremo, dai concerti nei club ai trionfi in Plaza de la Revoluction a Cuba. A suonare con i Madness, gli Special e Paul Weller. E che, spinti dal giornalista Massimo Gramellini, si sono concessi il lusso di scrivere l’inno del Torino, la loro squadra del cuore.
Tutti questi trent’anni sono tutti nella biografia nelle librerie dal 14 febbraio per VoloLibero Edizioni. È la prima biografia del gruppo e l’ha scritta Antonio Bacciocchi. La fonte è la migliore possibile: gli Statuto stessi, chiamati a parlare in prima persona di aneddoti ed episodi della loro carriera. Senza che il tutto diventi una spudorata celebrazione.
Il libro è completato da un’esaustiva discografia e da numerosi contributi, per esempio, di Gianni Maroccolo, Nina Zilli, Giordano Sangiorgi, Paolo Pulici, Massimo Gramellini, Enrico Ruggeri, Ron e Rudi Zerbi.
Il libro si intitola “Statuto, la ribellione elegante”, 128 pagine, 13 euro.