Trasporti, quel buco nero di Net Allarme: perdita di milioni di euro

L'allarme della Corte dei conti ad Atm: esci dalla società di trasporti Net. Divorato il capitale sociale, crollano i biglietti venduti. L'altolà della magistratura contabile ai controllori: uscite subito dalla stanza dei bottoni, prima che sia troppo tardi. Con i pendolari che rischiano di rimanere a piedi.
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Vimercate – Una società talmente malmessa da costringere la Corte dei conti a lanciare l’allarme. Una voragine nei conti pubblici così grave (e costante) da richiedere continue immissioni di denaro contante. Fino al deprezzamento delle sue azioni. Fino all’altolà lanciato dalla magistratura contabile ai controllori di questa società: uscite subito dalla stanza dei bottoni, prima che sia troppo tardi. Con i pendolari che rischiano di rimanere a piedi.
Si chiama Net, ma si legge pozzo senza fondo. La Nord est trasporti è una società detenuta al 93,5% da Atm, l’Azienda di trasporti milanesi. E si occupa, nomen omen, di trasporti. Bus, esclusivamente. Su e giù per la Brianza, dal più piccolo comune del Vimercatese fino al capoluogo della quasi defunta Provincia. Se uno studente o un pendolare devono raggiungere Monza partendo da Cornate d’Adda, Mezzago, Arcore, Vimercate, Lissone, Vedano, Muggiò deve prendere per forza un pullman Net.

I guai per questo vettore iniziano quasi subito. Nasce ufficialmente il 5 dicembre del 2007, quando la bergamasca Sab autoservizi insieme ad Atm creano una nuova società, Net appunto, e vincono la gara indetta dalla Provincia di Milano per la gestione del trasporto pubblico locale su gomma. Cinque mesi dopo, Sab lascia la società, Net resta tutta sul groppone di Atm. Con una gestione così fallimentare, nel giro di pochi anni, da costringere la Corte dei conti a intervenire. Lo scorso 26 luglio sul tavolo dei magistrati contabili finisce il bilancio del Comune di Milano. Brutto affare, ci sono numeri che non tornano. Sotto accusa finisce l’Atm che controlla due società di trasporto pubblico locale in forte perdita, Movibus (che serve la zona sud di Milano) e Net, appunto. L’ultimo bilancio chiude al 31 dicembre 2011 con un risultato negativo di 1 milione e 400mila euro.

Una flessione dovuta a minori trasferimenti provinciali, un calo dei biglietti venduti, il rincaro del costo del gasolio, il rinnovamento di parte del parco pullman. Il capitale sociale? Ridotto nel giro di tre anni da 6 milioni e 951mila euro a 925mila euro. «Appare evidente – scrive la Corte dei conti nel documento presentato al sindaco di Milano Giuliano Pisapia e depositato in segreteria lo scorso 18 ottobre – il depauperamento del valore della partecipazione posseduta da Atm spa nella società Net». Quest’ultima ha bruciato 6 milioni di euro. Dal 2008 al 2010 ha accumulato perdite d’esercizio per quasi 8 milioni di euro (521mila nel 2008, 3 milioni e mezzo nel 2009, 3 milioni e 700mila nel 2010).

E qui arriva l’altolà del magistrati al Comune. Questo il testo: «Non può non osservarsi come il servizio di trasporto pubblico sul territorio provinciale (di Movibus e Net, ndr.), partecipate indirettamente dal Comune di Milano tramite Atm non appare conforme alle competenze che la legge attribuisce ai Comuni». Tradotto: il fatto che il Comune di Milano controlli, tramite una sua società, due aziende come Net e Movibus che gestiscono il servizio di trasporto pubblico fuori dal proprio territorio di competenza è contrario alla legge. E quindi? Scrivono sempre i giudici della Corte dei conti: «L’andamento economico negativo delle società impatta anche sulla valutazione del relativo mantenimento che il Comune di Milano, mediante Atm, deve compiere. Appare chiaro che e può ritenersi ammissibile una gestione non in equilibrio di un servizio necessario alla collettività di riferimento, non altrettanto può dirsi per i servizi erogati alla collettività sulla base di una decisione politica o per quelli non specificamente riferiti alla propria collettività di riferimento».
Quindi la Corte dice: se la società in perdita serve il territorio comunale ed è un servizio fondamentale per la comunità, si possono ammettere bilanci traballanti e «in disequilibrio». Ma qui, il dissesto di due società che nulla hanno a che fare con Milano non è ammissibile.

La mazzata per i pendolari brianzoli arriva in fondo al documento. Scrivono i magistrati: «Per evitare la continua gestione in perdita delle società continui a riflettersi sulla situazione economico patrimoniale di Atm (imponendo di sopportare minusvalenze patrimoniali o di soccorrere mediante ricapitalizzazioni), appare necessario che il Comune dia adeguate direttive ad Atm al fine di mantenere l’attività nell’alveo delle proprie finalità istituzionali, dismettendo appena possibile eventuali partecipazioni in società gerenti non in linea con queste ultime».
L’ordine è chiaro: caro Comune di Milano, di’ alla tua Atm di lasciare le società in perdita come Net trasporti. E che fine faranno i pendolari? Devono sperare in un paradosso: che Monza diventi parte della tanto odiata città metropolitana. Allora sì che Net potrebbe vivere.
Davide Perego